Novità a sinistra (e non è detto che sia una buona notizia): Christiane Taubira, 69 anni, ex ministra della Giustizia, figura simbolica della sinistra, ha annunciato che potrebbe essere candidata alla presidenza della Repubblica alle elezioni di aprile. La decisione finale arriverà «a metà gennaio». Taubira non intende essere una candidata in più della sinistra, dove già corrono 7-8 aspiranti, destinati a spartirsi, stando ai sondaggi, la più bassa percentuale di potenziali elettori degli ultimi decenni, intorno al 25%. Taubira ha «constatato l’impasse» vissuto dalla sinistra in questa campagna elettorale, con l’obiettivo di un’unità tutta da costruire.

Le reazioni dei concorrenti non sono entusiaste. I due principali esponenti, Jean-Luc Mélenchon per la France Insoumise e Yannick Jadot per Europa Ecologia-Verdi, hanno criticato la mossa. Per Jadot, Taubira è «una donna eccezionale sotto molti aspetti», ma, ha insistito, «voglio una candidatura ecologista» con le «braccia aperte per i socialisti, gli umanisti, i progressisti» invitati a unirsi «attorno all’ecologia sociale e repubblicana», cioè a schierarsi dietro di lui.

«Battetevi tra voi e lasciatemi in pace», ha commentato ieri Mélenchon, «c’è un’elezione tra tre mesi, pensate che ci sia tempo di fare un congresso Ps nel frattempo?», «non voglio fare polemiche né essere ancora più ridicolo della situazione, perché la vecchia sinistra si è messa in una situazione ridicola, c’è gente che si dispera, demoralizzata e io dico: noi lavoriamo, abbiamo un programma, merito la vostra fiducia, sono serio».

Tra i Verdi, la sfidante di Jadot alle primarie interne, Sandrine Rousseau, ecolo-femminista che ha perso di poco, si è però detta «super contenta» della candidatura di Taubira, con il suo arrivo «la situazione cambia, non bisogna minimizzarne la portata politica».

La sindaca di Parigi Anne Hidalgo, candidata socialista in grande difficoltà (intorno al 5%), ieri ha rifiutato di rinunciare a favore di Taubira, come già aveva fatto per Jadot (che si aspetta la reciprocità: nel 2017 aveva abbandonato per schierarsi dietro al candidato socialista, Benoît Hamon, poi finito al 6%). Ma Hidalgo ha un’altra idea: l’8 dicembre ha proposto delle “primarie” tra tutti gli aspiranti della sinistra, per far scegliere i cittadini e, in mancanza di meglio, ieri ha avanzato l’idea di un “dibattito tv” tra i candidati.

Sulle primarie, Mélenchon e Jadot hanno risposto picche, solo l’ex ministro Arnaud Montebourg ha preso in considerazione l’idea (ma i sondaggi lo danno intorno all’1%). Per una candidatura unica a sinistra, per avere delle possibilità di andare al ballottaggio, lavora un gruppo che ha già raccolto più di 280mila adesioni a favore di “primarie popolari”, con tutti i candidati di sinistra. Ma per il momento, dopo un primo rifiuto, solo Hidalgo potrebbe partecipare, mentre Mélenchon e Jadot sono assolutamente contrari.

Cosa cambia l’entrata in gioco di Taubira? L’ex ministra è popolare, secondo un sondaggio Odoxa è considerata a sinistra «la più competente», «la più convincente», «la più vicina alle preoccupazioni dei francesi» (ma un sondaggio fatto prima dell’entrata in campo le attribuisce il 2% dei voti). Ieri, si sono moltiplicate le critiche. C’è chi ricorda che vent’anni fa, nel 2002, la candidatura Taubira (2,3% dei voti) aveva contribuito alla sconfitta di Jospin e alla presenza al ballottaggio di Jean-Marie Le Pen.

Taubira ha lasciato il suo nome a due leggi importanti: il riconoscimento della tratta degli schiavi come crimine contro l’umanità (2001, governo Jospin) e il matrimonio per tutti (2013, presidenza Hollande). Ma ieri molti hanno sottolineato che Taubira, radicale di sinistra originaria della Guyana dove ha molto seguito, a settembre ha rifiutato di impegnarsi a favore della vaccinazione contro il Covid, mentre la situazione degenerava nella Antille.

Per il momento, a sinistra c’è una competizione tra personalità. E i programmi? Ci sono molte divisioni, a cominciare dall’Europa e dalle questioni legate alla laicità, ma anche sul nucleare (il comunista Roussel, 2-3% nei sondaggi, è a favore). Eppure ci sono campi di possibile intesa: l’aumento dei salari, il rinnovamento energetico, le pensioni, l’investimento negli ospedali. E il tempo stringe.