Al tempo della Fase 2 della pandemia da Covid-19 le aziende agricole potrebbero fornire con le fattorie didattiche, le aziende agrituristiche che organizzano centri estivi, gli agrinidi e le fattorie di scoperta una buona alternativa alle scuole chiuse per i tanti genitori che lavorano e non hanno la possibilità di affidare i figli a nonni o parenti. La sola rete delle fattorie didattiche nel nostro Paese può contare su 3.010 aziende iscritte negli elenchi regionali che mettono a disposizione delle famiglie ampi spazi all’aperto, operatori continuamente aggiornati e formati a disposizione dei bambini delle scuole dell’infanzia (per queste c’è allo studio una possibile riapertura scaglionata a seconda delle regioni e delle province), della primaria e della secondaria di primo grado. Il perno pedagogico su cui si basano tutte le forme di soggiorno in azienda è quello dell’imparare facendo e ciò avviene attraverso attività pratiche ed esperienze dirette – come seminare, raccogliere, manipolare – a contatto con animali e piante.

Nei giorni scorsi la Coldiretti, su questa opportunità che il mondo agricolo offre alle famiglie, ha proposto al Governo – con una lettera indirizzata ai Ministri dell’Istruzione, Lucia Azzolina, delle Politiche Agricole Teresa Bellanova e Pari Opportunità e Famiglia Elena Bonetti – di prendere in considerazione l’apertura delle fattorie didattiche all’accoglienza dei bambini seguendo tutte le norme di sicurezza. Analoga richiesta è stata fatta giungere, da varie organizzazioni agricole, anche ai presidenti delle regioni. «Le ricadute positive sarebbero molteplici», sottolinea Gianmichele Passarini, presidente regionale della Cia Veneto, «perché da un lato, attraverso uno specifico protocollo d’intesa, potrebbero garantire soluzioni operative idonee per ridurre la possibilità di contagio e avviare attività rivolte ai bambini per agevolare le famiglie in difficoltà; dall’altro offrirebbe alle aziende agricole, ferme e senza possibilità di reddito, l’opportunità di riprendere l’attività».

DA QUANDO SONO CHIUSE LE SCUOLE, era fine febbraio, le fattorie didattiche hanno perso il cento per cento del loro reddito, considerando che la primavera è il periodo migliore per le classi per visitare un’azienda agricola. Tanti soldi per un’attività che in genere è in capo a piccole aziende agricole. C’è chi, come Francesco Cecere titolare della fattoria di scoperta Le Bine di Acquanegra sul Chiese (Mantova), ha voluto quantificare l’ammontare di questo mancato incasso: «A oggi, per parlare di cifre, direi che siamo sui 40-45 mila euro di perdite comprendendo anche le attività estive».

La voglia di mettersi in gioco a favore delle famiglie in questa emergenza sanitaria è tanta da parte delle aziende agricole che già operano con i bambini, ma vi è anche la consapevolezza delle responsabilità che tutto ciò comporta. «Se arriva il via libera per la ripartenza ci saranno molti protocolli da seguire», afferma Marcella Alberini, titolare dell’azienda agricola Fattoria Casa Mia di Pescantina (Verona) che offre attività di agrinido, fattoria didattica e centro estivo, «specie per le educatrici e i genitori. Servono dispositivi di sicurezza per tutto il personale e i bambini verrebbero accolti all’esterno e gestiti il più possibile all’aperto, solamente i più piccoli portati all’interno. Al loro arrivo in azienda e durante la giornata verrà controllata la temperatura. Alle istituzioni però chiediamo di poter lavorare con gruppi di almeno 6 bambini», continua Alberini, «e non con parametri educatore/bambini di 1 a 3 in quanto sarebbe difficile la gestione perché si favorirebbe l’impiego di maggior personale con un conseguente aumento dell’assembramento di adulti». Certo è che le difficoltà non mancano e servono delle linee guida ben chiare: come comportarsi in caso di pioggia e quindi essere costretti a stare al chiuso? Oppure quanti bimbi possono spazzolare in contemporanea un asino?

SE QUESTA È LA STRETTA ATTUALITÀ, tra gli agricoltori che da sempre lavorano con le scuole c’è chi vede un futuro non proprio roseo, ma che potrebbe riservare una possibilità per rinnovare la scuola. «Temo che anche per il prossimo anno scolastico, almeno fino a quando non ci sarà un vaccino, la situazione non migliorerà molto», sostiene Francesco Cecere, titolare della fattoria didattica Le Bine che in questo periodo di lockdown ha preparato dei brevi video per le classi che sarebbero dovute andare in gita nella sua fattoria per mostrare alcuni degli aspetti della zona che avrebbero visitato. «Le attività didattiche del prossimo anno, sia a scuola che in fattoria, sono ad alto rischio. Vi immaginate 25 o 50 bimbi su un autobus raggiungere le aziende? Ci sarà molta difficoltà nel pensare come gestire la normale attività scolastica, figurarsi il resto delle altre a essa collegata. Come fattorie potremmo però dare un bel contributo al fine di dar vita a una scuola diversa, all’aperto e legata al territorio e alla pratica. Ho letto una bella intervista proprio su questi temi del coordinatore del gruppo di lavoro della ministra Azzolina sulla scuola del futuro», prosegue Cecere, «e cioè che la scuola deve reinventarsi. Io credo che dovremmo, come fattorie didattiche, collaborare alla redazione di un nuovo piano per la scuola».

SEMPRE SU QUESTO TEMA c’è da segnalare che «il gruppo di coordinamento nazionale delle fattorie didattiche, in questo momento guidato dalla Basilicata, sta ipotizzando di presentare un progetto pilota ai competenti ministeri», afferma Rossana Mari, responsabile educazione alimentare e Fattorie didattiche della regione Emilia-Romagna, «nel quale le aziende potrebbero costituire un supporto alle scuole per la ripartenza a settembre, secondo i principi dell’outdoor education. In questa fase», aggiunge Mari, «credo che si debba usare molta prudenza. Gli spazi delle fattorie didattiche possono costituire una bellissima opportunità, ma l’accesso deve essere garantito in totale sicurezza, quindi l’attività potrà proseguire solo dopo la definizione di precise regolamentazioni. Per i centri estivi si attendono le linee guida nazionali in materia che sono state annunciate e che dovrebbero uscire entro due o tre settimane».