Davanti a oltre seicento uomini e donne operatrici del mondo della scuola e del settore sociale e con il contributo di oltre 250 realtà associative provenienti da tutto il territorio nazionale, il 20 settembre 2014, negli spazi messi a disposizione dalla Scuola Di Donato, si è realizzato il primo incontro di Educare alle differenze.Un’iniziativa nata dal basso e autofinanziata per promuovere i progetti di valorizzazione delle differenze e contrasto alle discriminazioni nelle scuole, diffondere una corretta informazione sul’educazione sentimentale, favorire la formazione di reti virtuose che colleghino gli istituti scolastici alle associazioni del territorio, alle esperienze di cittadinanza attiva e alle istituzioni locali. La grande risposta riscontrata, superando le aspettative delle tre associazioni cofondatrici, ovvero S.c.o.s.s.e. di Roma, il progetto Alice di Bologna e Stonewall di Siracusa, ha portato alla successione di tanti nuovi appuntamenti, su scala nazionale e locale, fino al prossimo meeting nazionale che si terrà a Bologna il 24 e 25 settembre (info programma e iscrizioni su www.scosse.org).

L’autoformazione e lo scambio di saperi, cifra distintiva di «Educare alle differenze», ha fatto si che venissero soddisfatte le esigenze di molti/e di acquisire strumenti e metodologie utili a promuovere, nelle scuole di ogni ordine e grado e in tutti i contesti educativi, la cultura del «rispetto dell’altro/a» a 360°. Si è creata nel corso di questi tre anni una rete di sostegno reciproco e di scambio – reale e digitale – tra quante/i su e giù per lo stivale si occupano di contrasto agli stereotipi e alla violenza di genere, all’omofobia e al razzismo; una rete politica e culturale che lavora dentro e a fianco della scuola pubblica per renderla un luogo di reale inclusione e libertà. Non sono stati, però, tre anni senza difficoltà. La sempre maggiore visibilità delle realtà partecipanti e della cultura delle differenze ha toccato una grande zona d’ombra del nostro Paese, pieno sì di tante risorse innovatrici, ma tuttora avvelenato da un’eredità conservatrice, misogina, omofoba e razzista che ha eletto la scuola pubblica a campo di battaglia. Infatti, nel corso degli ultimi anni moltissime realtà, che quotidianamente sono impegnate con il non facile compito di educare alle differenze, sono state colpite e danneggiate da una variegata compagine di detrattori del «gender», orchestrata dalle gendarmerie del clericalismo, da comitati di dubbia costituzionalità, dai media conservatori e da omofobi esponenti della destra.

Massimo Gandolfini, a nome e per conto del «Comitato Difendiamo i Nostri Figli», ha consegnato al Miur una petizione contro la riforma della «Buona Scuola» perché a suo dire al suo interno si troverebbero le linee guida per indottrinare pericolosamente i minori con strane teorie omosessualizzanti. Come se l’omosessualità fosse una malattia e fosse educativamente trasmissibile. La petizione è stata corredata anche di un «dossier» che «certifica i casi di abuso didattico educativo che già si sono verificati in numerose scuole del nostro paese» dove il termine abuso identifica progetti per il contrasto del bullismo omofobico, educazione all’affettività e superamento degli stereotipi. A dargli man forte spopola il tristemente noto Mario Adinolfi direttore della testata on line La Croce e fondatore del Popolo della Famiglia. I risultati all’ultima tornata elettorale sono confortanti rispetto alla sua presa reale su cittadini e cittadine, ma è indubbio che i suoi refrain omofobici e sessisti – urlati da web e dai salotti televisivi – contro l’educazione alle differenze contribuiscono a instillare paure e legittimare una cultura conservatrice e violenta.

Ciliegina sulla torta è il provvedimento di Formigoni che in Regione Lombardia ha istituito con i soldi dei contribuenti il telefono anti-gender a cui cittadini e cittadine possono rivolgersi per segnalare progetti educativi che affrontano stereotipi, violenza, ruoli, omofobia. Anche se queste posizioni – così smaccatamente retrograde, sessiste e conservatrice – possono farci sorridere, la massiccia campagna mediatica che è stata portata avanti ha prodotto dei frutti amari: la legittimità delle attività di insegnanti e associazioni che operano nel campo educativo per il riconoscimento di pari diritti e le libertà di tutt* è stata pesantemente minacciata e tacciata come responsabile della distruzione dei valori della famiglia (presunta naturale) e del sacro ordine dicotomico dei generi. Non sono stati sufficienti le smentite (peraltro all’acqua di rosa) sulla «bufala del gender» fatte dalla ministra e dal sottosegretario alla Pubblica istruzione, gli interventi di ordini professionali e studiosi/e, di fronte a un massiccio tam tam di allarmismo che ha colto le scuole e i genitori del tutto impreparati.

Il progetto di una rete per educare alle differenze è nato in parallelo al dispiegarsi di questa psicosi e l’ha affrontata a viso scoperto con la convinzione che fosse urgente e indispensabile essere uniti per sconfiggere diffamazioni, campagne d’odio e superare l’arretratezza culturale diffusa nel nostro Paese, per dare ai bambini e alle bambine, alle ragazze e ai ragazzi un domani fatto di autonomia, libertà, fiducia in se stessi e rispetto negli altri, per insegnare alle nuove generazioni che la libertà e i diritti o sono di tutt* o non sussistono.

La scheda

Sono più di ottocento i partecipanti alla terza edizione di «Educare alle differenze» che si tiene nella scuola Testoni-Fioravanti a Bologna dal 24 al 25 settembre 2016. L’autoformazione e lo scambio di saperi sono la cifra distintiva anche di quest’anno: è prevista una serie di laboratori formativi suddivisi per fasce d’età e nodi tematici per confrontarsi sulle modalità del fare educazione alle differenze in Italia. Si parlerà di stereotipi di genere e identità; violenza tra pari, maschilità e omofobia; intersezioni tra identità di genere, sessualità e provenienza culturale; intolleranza e paura della diversità. Tra gli obiettivi c’è anche quello di creare una rete di associazioni su scala nazionale che possa diventare un’interlocutrice delle istituzioni. Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti del programma dell’iniziativa si può consultare il sito www.scosse.org