Negli ultimi tempi le periferie romane tendono a fare notizia per episodi di razzismo. Un po’ meno quando gli abitanti rivendicano diritti. Ieri i residenti di San Basilio sono scesi in strada per protestare contro l’amministrazione comunale dopo i fatti di venerdì 26 novembre. Quel giorno circa 200 agenti della polizia municipale hanno compiuto un blitz tra i lotti del quartiere alla ricerca di irregolarità nei contratti di locazione e nelle bollette di luce, acqua e gas.

«CI SIAMO SVEGLIATI con i vigili urbani che alle 7 di mattina picchiavano alle porte con calci e pugni – racconta Massimo Cipolloni, residente della zona e membro dell’associazione inquilini e abitanti Asia Usb – Alcuni anziani si sono sentiti male per la paura, pensavano ci fosse un terremoto». La sindaca Virginia Raggi ha sponsorizzato l’operazione con un tweet: «Vogliamo verificare che chi alloggia negli appartamenti del Comune sia in regola. Il rispetto della legalità viene prima di tutto».

MA «LEGALITÀ», si sa, può significare cose diverse. «Ci trattano come delinquenti perché abitiamo in periferia, ma siamo gente per bene, che si sveglia alle 4 di mattina per andare a lavoro – dice Marisa, operaia 64enne – Il Comune avrebbe potuto fare i controlli con le normali procedure previste dal censimento. Qui gli unici illegali sono loro. Legalità dovrebbe significare fare la manutenzione degli alloggi popolari che ci cascano in testa, illuminare le strade, curare il verde. Invece niente, cercano contratti che non abbiamo per colpa delle stesse istituzioni».

LA STORIA di molte delle persone che hanno protestato ieri inizia con le occupazioni del 1988. Il quartiere era già simbolo della lotta per la casa romana: tra il 6 e il 9 settembre 1974 durissimi scontri avevano contrapposto i primi occupanti agli agenti inviati dal ministro Taviani. La rivolta costò la vita al militante di Lotta Continua Fabrizio Ceruso, ma impedì gli sgomberi. Alla fine degli anni ’80, poi, decine di famiglie entrarono in alloggi di edilizia pubblica che erano stati costruiti e lasciati sfitti. «Quell’anno a Roma erano circa 1.200 le case vuote riempite dalla lotta per la casa – afferma Angelo Fascetti, di Asia Usb – La maggior parte si trovavano a San Basilio, Quartaccio, Tor Bella Monaca. Nel 1990 riuscimmo a strappare una sanatoria che regolarizzò quelle situazioni». Dopo la sanatoria il comune iniziò a inviare i bollettini di affitto con nome e cognome degli intestatari, ma in molti casi non stipulò dei veri e propri contratti individuali.

NEI GIORNI SUCCESSIVI al blitz il quartiere si è ritrovato in assemblea. Così sono venuti fuori i tanti problemi di una periferia stretta tra criminalità organizzata e assenza delle istituzioni. Da queste parti c’è un solo autobus che va in centro, il 343. Ha iniziato a passare solo grazie a una mobilitazione dei residenti. Non ci sono supermercati, né negozi. Non esistono scuole o asili nido. L’unico spazio di incontro è il centro popolare intitolato a Fabrizio Ceruso, luogo di autorganizzazione e solidarietà.

I CARTELLI che puntellano il corteo mettono al centro le diverse questioni: «Più fondi per le periferie»; «- rastrellamenti, + investimenti»; «La vera sicurezza: casa e lavoro». Lo striscione di testa è retto da giovani donne e dice: «Giù le mani da San Basilio, le periferie chiedono rispetto». Dietro, cellulari, torce e fuochi d’artificio illuminano la notte. Durante il percorso si alzano cori contro Virginia Raggi e la presidente del IV municipio Roberta Della Casa (5 Stelle). Da queste parti nel 2016 i grillini avevano sfiorato il 38% al primo turno (partito più votato) e il 70% al ballottaggio.