Lewis M. Eisenberg è la scelta di Trump come nuovo ambasciatore americano a Roma: finanziere con un passato alla Goldman Sachs, cofondatore e managing partner di Ironhill Investments, presidente per sei anni della Port Authority di New York e New Jersey, la joint venture che si occupa dei collegamenti tra il New Jersey e la città di New York, Eisenberg è un amico personale di Trump e uno dei principali finanziatori del partito repubblicano.

Durante la campagna elettorale ha coordinato la raccolta fondi tra la campagna di the Donald e quella del Republican National Committee, l’organo che governa il partito repubblicano.

Come amico personale di Trump e gestore del piano finanziario del Gop, Eisenberg ha gestito l’evoluzione dell’establishment repubblicano dall’iniziale scetticismo fino all’abbraccio ob torto collo al loro candidato, raccogliendo decine di milioni di dollari.

Questo recente passato comune rende il suo rapporto con il presidente più importante del mandato ufficiale in sé e potrebbe portare più attenzione sull’Italia da parte Usa.

Il nuovo probabile ambasciatore ha fama di moderato, non un uomo del tea party ma di quella componente che appoggia l’economia conservatrice, componente che fino a pochi anni fa era la parte più rappresentativa del partito.

Nel Gop ha fondato il Republican Leadership Council, un gruppo politico che si definisce «fiscalmente conservatore e socialmente inclusivo».

Il Rlc si opponeva alla destra religiosa ed era aperto alle posizioni pro choice sull’aborto e Eisenberg aveva firmato la petizione promossa da Ken Mehlman, ex consigliere di George Bush, che invitava la Corte Suprema a legalizzare i matrimoni gay.

Lewis Eisenberg negli anni in cui si formava come finanziere si è avvicinato alla politica attiva. Nel 2001 da presidente della Port Authority of New York e New Jersey, che controllava anche il World Trade Center, ha gestito l’attacco alle Torri Gemelle.

Nel 2002 il governatore repubblicano di New York, Pataki, lo ha scelto come direttore della Lower Manhattan Development Corporation, l’agenzia che si è occupata della ricostruzione trasformandola in uno dei quartieri più costosi del mondo.

Finora la linea degli Stati Uniti verso l’Italia è rimasta invariata da Clinton, Bush e Obama e con questo nuovo ambasciatore non si prevedono grossi cambiamenti, visti anche i guai interni a cui Trump deve fare fronte.

Lungi dallo sgonfiarsi, il Russiagate ha coinvolto anche Donald jr, primogenito del presidente, che – come rivelato dal New York Times – durante la campagna elettorale ha incontrato un’avvocata russa molto vicina al Cremlino che diceva di avere informazioni compromettenti su Clinton.

Donald jr ha inizialmente negato le ragioni dell’incontro, poi ha dovuto sia ammettere di averla incontrata perché si aspettava informazioni compromettenti su Clinton, sia di sapere che le informazioni facevano parte di un tentativo russo di aiutare la candidatura di suo padre.

In seguito al fuoco di fila il Trump giovane ha pubblicato lo scambio di email incriminate. E ieri in serata è intervenuto il padre: «Mio figlio è una persona di alta qualità, plaudo alla sua trasparenza».

Le commissioni intelligence della Camera e del Senato, che stanno conducendo inchieste separate sul Russiagate, potrebbero voler ascoltare Don Jr. che si è già procurato un avvocato.

Oltre al Russiagate Trump ha sempre da occuparsi della legge sulla sanità, quell’Obamacare così difficile da sostituire con qualcosa che non tolga la copertura sanitaria a milioni di americani. Dopo la pausa del 4 luglio sono ricominciati i lavori al Congresso.

Il Trumpcare è legato al bilancio del 2017 il cui anno fiscale termina il 30 settembre: andare oltre questa data bloccherebbe tutti i lavori coinvolgendo la riforma fiscale.

I repubblicani hanno scelto di votare il Trumpcare attraverso un processo speciale chiamato riconciliazione che, se consente al Gop di far passare la legge al senato con 50 voti facendo a meno dei democratici, gli impedisce anche di votare altro finché non passa questa legge.

La riapertura dei lavori sul Trumpcare è stata accolta da una manifestazione in tredici posizioni diverse davanti gli uffici di Camera e Senato. Ottanta gli arrestati.