La spettacolarizzazione del funerale di Vittorio Casamonica è stata l’evidenza plastica che il controlla del territorio a Roma al di fuori delle Mura Aureliane è nelle mani dell’antistato e non dello stato. In realtà sono decine tutti giorni, i funerali, i battesimi, i matrimoni, le cerimonie dove i “padrini” del territorio ostentano la loro ricchezza, il loro potere e sono omaggiati e riveriti dai cittadini con le istituzioni che nella migliore delle ipotesi si voltano dall’altro lato, quando non colludono.

Dopo l’operazione politico culturale delle giunte Argan, Petroselli, Vetere, di portare “dentro Roma” le borgate attraverso la realizzazione delle infrastrutture primarie, fogne, acqua, ecc, da un lato, e la grande intuizione di Nicolini di portare la cultura sui territori attraverso l’estate romana per sconfiggere la paura, all’epoca del terrorismo, e riprendere a far vivere la città, c’è stato un lento, ma inesorabile arretramento dello stato dalle periferie dove è prosperato e si è rafforzato l’antistato. Il consolidamento del potere e del controllo del territorio da parte delle “famiglie” e dei clan che avveniva lentamente ed inesorabilmente si è manifestato nel 2008 quando la minestra riscaldata (la riproposizione di Rutelli sindaco) fu sonoramente sconfitta dall’affermazione elettorale di rappresentanti diretti delle famiglie nei consigli municipali ed in consiglio comunali: l’antistato, cavalcando il centrodestra aveva deciso di farsi stato mandando i suoi uomini direttamente nelle istituzioni.

Sono stati gli anni nei quali mentre nei Municipi governati dalla destra foraggiavano con centinaia di milioni di euro le strutture di riferimento che le “famiglie” ed i clan avevano messo in piedi: palestre, associazioni, ecc. diventati grandi serbatoi di voto per il centrodestra anche in territori dove notoriamente la sinistra aveva sempre vinto, a livello centrale si affermava e consolidava il sistema Carminati-Buzzi con l’infiltrazione delle municipalizzate e dei dipartimenti centrali e la messa a libro paga dirigenti, assessori e consiglieri comunali.

Ci sono intere zone di Roma, per esempio Montespaccato, dove c’è solo una caserma dei carabinieri che dopo le 20:00 non è in grado nemmeno di accettare una denuncia, non esiste un presidio dei vigli urbani o della polizia, non esistono spazi e servizi culturali e centri di aggregazione al di fuori dei benemeriti centri anziani, che sono controllate da quelli che Carminati nelle intercettazioni chiama maestri quali i Fasciani, gli Spada, i Quintavalle, i Casamonica, i Gambacurta, ecc.. In quegli anni a chi proponeva di affrontare il problema della legalità e del controllo del territorio da parte della microcriminalità e delle famiglie veniva detto da candidati e dirigenti del centrosinistra che di certe cose si potrà parlare ad elezioni vinte.

Adesso ne parliamo non per una scelta di campo netta del centrosinistra romano, ma perché costretti dall’iniziativa del procuratore di Roma Pignatone che ha scoperchiato il bubbone mafia capitale, dall’azione del “marziano” Marino, che fra le prime cose ha chiuso Malagrotta facendo saltare tutto il sistema di potere che vi ruotava intorno.

L’autore è segretario del circolo PD di Montespaccato a Roma