Per lungo tempo le donne hanno taciuto sullo stupro. Virginie Despentes racconta in King Kong Theory di quando, nel 1990, pochi anni dopo aver subito una violenza sessuale, capisce di dover tornare sull’accaduto, per comprenderlo, dopo averlo inizialmente minimizzato come uno spiacevole incidente. È allora che Despentes si accorge che la scena culturale era del tutto sprovvista di donne che tematizzano lo stupro. Eppure non si trattava certo di un fenomeno raro, né tantomeno nuovo.

LO STUPRO si sente nominare ovunque ma raccontarlo in prima persona obbliga ad affrontare quella «x», il non detto, che dà il titolo al romanzo di esordio di Valentina Mira, edito con Fandango (pp. 176, euro 15).

La x del titolo, assume molti significati all’interno del racconto. Uno di questi è il senso di una cosa qualunque, una cosa x. Decostruendo il cliché dello stupro come evento eccezionale, l’individuo deviato aggredisce un’ignara vittima, il romanzo ci porta dritte al fulcro di questa forma di violenza: un atto sessuale dove una delle parti non è consenziente. Lo stupro, infatti, è più comune di quanto si pensi.

Valentina, protagonista della storia, ha diciannove anni e una sera va a una festa tra amici. Roma, zona Appio Latino, quartiere del ceto medio e centro di gravità dei luoghi di ritrovo dell’area neo fascista. Alla festa ci sono ragazze e ragazzi «normali», gente x. È un bravo ragazzo fascista, un amico di suo fratello, il tipo che flirta con la protagonista e, dopo qualche drink, la attrae in una stanza dove la forza ad avere un rapporto sessuale, nonostante lei pronunci più volte la parola «No».

X di Valentina Mira. Edito da Fandango Libri

POCHI MINUTI di ordinaria violenza, anni per elaborare la ferita. Da questo parte il libro, che è a metà tra il memoir e il romanzo epistolare. Una serie di lettere che Valentina scrive al fratello, che non vede e non sente da sette anni. Il fratello assente incarna anche il grande vuoto di comprensione che famiglie, istituzioni e opinione pubblica riservano spesso a chi sopravvive alla violenza sessuale. È lui la prima persona a cui racconta l’accaduto, e sempre lui il primo a non crederle, per poi sparire dalla sua vita. L’autrice prosegue nel racconto in prima persona delle tappe della crescita, lo scontro con una realtà in cui l’ingiustizia è normalizzata. La precarietà, l’imperativo della bellezza, le molestie sul lavoro. La fatica nel tenere insieme i mille pezzi in cui la vita ti taglia. X parte dal dettaglio della condizione femminile per fare eco a una generazione intera.

Il libro si colloca nel filone di altre opere recenti che affrontano in maniera nuova il tema della violenza. Come la serie Hbo I may destroy you, scritta e interpretata da Michaela Coel, dove una giovane londinese afrodiscendente scava dentro un anomalo black out di memoria, scoprendo di essere stata drogata e stuprata mentre beveva con gli amici in un bar. O il film d’esordio della regista Emerald Fennell, Promising young woman, dove una donna rinuncia alla sua identità per vendicare la migliore amica, morta suicida dopo che, completamente ubriaca, viene violentata e ripresa in video durante un party al college.

Ma ancora, in letteratura, Il consenso di Vanessa Springora, un’autobiografia dove l’autrice racconta la storia di manipolazione che l’ha vista, dall’età di tredici anni, preda sessuale di uno scrittore cinquantenne.

Opere che aiutano a comprendere che lo stupro non si presenta sempre come l’aggressione imprevista che colpisce nei vicoli oscuri, ma sussiste invece ogni volta che c’è un abuso di potere nella sfera sessuale.

SOPRATTUTTO queste opere hanno il merito di smarcarsi dal pietismo che ammanta la figura della vittima. Si concede, a chi subisce, il lusso di avere delle ombre. Un sollievo enorme, lasciare finalmente la vittima libera di essere feroce a sua volta. Perché la violenza è cifra di una tensione quotidiana, di cui lo stupro è solo un emblema.

Anche in X la protagonista trova la forza di essere spietata, ma anche di prendersi cura di sé e della sua storia, raccontandola. Come si prende cura di una coniglietta trovata agonizzante dopo il morso di un cane, la porta a casa e la chiama Hope. L’animale non sopravviverà, ma lei, Valentina, sì.

 

* L’autrice Valentina Mira discuterà del suo libro oggi a Roma in un panel con Carlotta Vagnoli, Antonella Lattanzi all’interno del festival Inquiete (al Cinema Avorio, alle ore 20). Modera l’incontro Giulia Siviero.