Si chiama «Italia a 5 Stelle», ma potrebbe chiamarsi benissimo «C’eravamo tanti amati». La kermesse grillina che sta per cominciare al Circo Massimo di Roma (10-11-12 ottobre) rischia infatti di trasformarsi nel punto di raccolta delle delusioni del popolo grillino che, se non si sente tradito, è quanto meno scontento da come vanno le cose nel M5S . Le ultime polemiche riguardano il mancato invito a parlare dal palco al sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ma i mal di pancia si fanno sentire anche tra i tanti parlamentari esclusi dal palco e che ora accusano il leader di privilegiare sempre i soliti noti. «La cosa simpatica è che per la partecipazione sul palco non si fanno appelli, per andare a pulire invece sì» scriveva ieri sulla chat interna del deputati Silvia Benedetti, ironizzando sulla pulizia del Circo Massini fatta in questi giorni da alcuni parlamentari.

Ma c’è di più. C’è soprattutto la consapevolezza che l’aria ormai è cambiata anche per il M5S e che al di là di quante persone venerdì raccoglieranno l’appello di Grillo a venire a Roma, non c’è più quell’atmosfera eccitante e di riscatto avvertita il 22 febbraio del 2013 quando, in una piazza San Giovanni dove non c’era spazio neanche per uno spillo, Beppe Grillo tenne il comizio di chiusura delle elezioni politiche. «Il clima è cambiato, e con il clima anche il movimento che ormai è diventato un partito verticistico dove non si discute di niente», ammette con amarezza un attivista convinto che, tra i tanti gazebo che riempiranno l’area della manifestazione, alla fine ne possa spuntare anche uno di dissidenti. «E non sarebbe male se qualche parlamentare, anche tra gli ex M5S, volesse prendervi parte», conclude.

Motivi per non essere contenti non mancano. Solo per fare qualche esempio: in venti mesi il M5S ha perso 14 senatori e due deputati e di tutte le riforme promesse non ne ha portata a casa neanche una: no, ad esempio, la legge elettorale votata dalla rete oppure il reddito di cittadinanza. Certo, il M5S ha restituito 10 milioni di euro in un anno, come ha ricordato ieri il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, ma difficilmente la cifra inciderà sulle sorti del Paese. In aggiunta a questo si consideri che molti MeetUp sono ormai spaccati e che anche gli attivisti più affezionati sembrano dare segni di stanchezza, come dimostra la scarsa affluenza non solo alle varie consultazioni on line sempre meno partecipate (vedi quelle per la scelta del candidato alle regionali dell’Emilia Romagna), ma anche la lentezza con cui procede la raccolta fondi per le kermesse del Circo Massimo: 188.722.82 euro fino a ieri sera contro i 500 mila chiesti da Grillo. Convinto, come scrive sul blog, che alla manifestazione parteciperanno «centinaia di migliaia di persone» ma che adesso rischia di vederne molte meno.

In tutto questo si inseriscono le polemiche su Pizzarotti. Lui, il sindaco di Parma, come al solito getta acqua sul fuoco e smentisce qualunque attrito con i vertici del movimento. Lo ha fatto anche ieri a Roma, dove si trovava insieme ai sindaci 5 Stelle di Civitavecchia, Comacchio, e Pomezia. Contrariamente a lui, sul palco romano ci sarà invece Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, ma la cosa non sembra turbarlo. Preferisce invece smentire alcune indiscrezioni di stampa secondo le quali avrebbe inviato un sms ai parlamentari 5 Stelle chiedendogli di prendere le distanze da Grillo e Casaleggio. «Non mi presto a queste strumentalizzazioni», ha detto. Senza rinunciare, però, a lanciare un frecciatina a chi non lo ha invitato: «Io a Roma ci sarò – ha detto – Arriverò e parlerò con chi c’è. Del resto non è un quarto d’ora sul palco a fare la differenza».