Erano scesi a Roma per «fare la rivoluzione» e contestare il governo che «ci ha tolto le libertà, ci ha affamato e ci ha messo in ginocchio» durante la pandemia e sono finiti ad attaccare forze dell’ordine e giornalisti e a prendersi a pugni tra loro.

Questa la sintesi della manifestazione convocata ieri pomeriggio al Circo Massimo di Roma dai «Ragazzi d’Italia», durata poco più di un’ora e che ha coinvolto gli appartenenti ad alcuni gruppi minori del tifo organizzato e i militanti di Forza Nuova. Presentata come la rivolta degli ultras, alla fine per strada c’erano qualche centinaio di soliti noti che si sono messi a lanciare fumogeni e bottiglie contro gli agenti e hanno aggredito i giornalisti presenti – «giornalista terrorista» il coro più gettonato, accanto a «Duce, Duce» – per ottenere un titoletto sui quotidiani e un servizio al tg. A fine giornata si contavano 13 fermi e due arresti per gli incidenti.

SE VOLEVANO far vedere che anche in Italia «è giunto il momento di ribellarsi», come era scritto nel volantino di convocazione, più che a vecchi e fondanti momenti del mondo ultras – le magliette bianche adottate come divisa ieri si erano già viste a Roma nel novembre del 2009 a un corteo molto più partecipato e composito contro la tessera del tifoso -, l’estrema destra di curva, e non solo, sembra essersi ispirata alle piazze dei gilet arancioni del generale Pappalardo; complottisti e fanatici con i quali i manifestanti di ieri hanno evidenti affinità elettive, visto che nel volantino si dicevano anche contro chi «ci ha messo la museruola (la mascherina)».

Così, tra muscoli esibiti, testosterone in eccesso, occhiali da sole, stendardi tricolori e saluti romani, il raduno ha dimostrato di avere poco a che fare con il mondo ultras, ed essere piuttosto una questione tutta interna ai vari gruppi neofascisti in concorrenza tra di loro sulla spartizione delle piazze che intendono intestarsi malumori e preoccupazioni che crescono nel Paese. A partire dalla leadership romana di Forza Nuova che ha messo il cappello sull’iniziativa, presente in prima fila Giuliano Castellino, intervenuto anche violentemente per impedire ad un altro personaggio dell’estrema destra capitolina di rispondere alle domande dei cronisti.

UN’OPERAZIONE che si spiega con la volontà di Fn di far fronte ai propri gravi problemi interni, dopo una serie di defezioni sul territorio nazionale, cercando di rilanciare il proprio ruolo nell’area della destra radicale utilizzando il pretesto degli ultras per contarsi e farsi contare.

Perciò, lanciato qualche settimana fa dalla Brigata Leonessa del Brescia, formazione legata al network del Veneto Fronte Skinheads (che si è comunque dissociato dalla manifestazione, proclamando la propria «totale estraneità» all’evento) l’appello a scendere a Roma rivolto a tutti gli ultras del Paese alla fine è stato accolto solo dalle tifoserie di Verona, Padova, Ascoli e poco altro, mentre in piazza c’erano a titolo personale anche qualche esponente delle curve di Juve, Inter, Roma e Lazio, mentre aveva incassato in «no» netto di tifoserie significative come quelle, su tutte, di Atalanta e Napoli. A parlare dal palco è stato un tifoso bresciano, e questo non avrà fatto piacere ai padroni di casa di Roma e Lazio, quindi non si esclude a breve qualche piccolo regolamento di conti interno tra chi c’era e chi no.

TRA LE MOLTE REAZIONI alla manifestazione, quella del Pd Emanule Fiano che annuncia un’interrogazione urgente al Prefetto di Roma e quella di Gianluca Peciola di «Liberare Roma» che si augura che «almeno la giornata di oggi sia utile a far capire al Governo che bisogna applicare la Costituzione e sciogliere le formazioni neofasciste».