Volevano dimostrare di essere almeno uno in più dei fascioleghisti che manifestavano a piazza del Popolo. Ci sono riusciti e, con ogni probabilità, li hanno anche doppiati. Senza rimborsi elettorali, o un invito in un talk-show serale, ieri a Roma gli organizzatori di una manifestazione cittadina democratica e anti-fascista hanno battuto numericamente il comizio nazionale fascioleghista che ha visto protagonista Matteo Salvini. Almeno 30 mila persone hanno risposto all’appello della campagna «MaiConSalvini» lanciata più di un mese fa da un cartello promosso dai movimenti sociali.

Tra piazza Vittorio e Campo de’ Fiori la vittoria politica schiacciante di un corteo auto-organizzato, senza l’appoggio di cartelli politico-sindacale ma con l’evidente partecipazione della sinistra diffusa e di molti giovani e studenti, è stata confermata da una decisione inedita, almeno per la storia recente dei cortei nella Capitale.

Arrivati in Corso Vittorio Emanuele poco dopo le cinque del pomeriggio, uno degli speaker della manifestazione ha annunciato un’inversione a «U» dal camion che precedeva il gigantesco striscione di apertura disegnato dal fumettista Zerocalcare. Campo de’Fiori e, via de’Baullari, destinazione ufficiale del corteo non avrebbero potuto contenere una manifestazione così ampia. «La coda del corteo diventa testa – è stato detto – e viceversa». Il corteo è tornato sui suoi passi in direzione Fori imperiali per sciogliersi al Colosseo, tra le luci ocra dell’isola pedonale. In una sola mossa, e senza sforzi, è stata battuta la surreale campagna di criminalizzazione condotta dai giornali della destra cittadina (si sta ancora cercando l’«uomo bomba» che avrebbe dovuto farsi esplodere in piazza del Popolo) ed è stata impartita una severa lezione alle velleità politiche nazionali di Salvini.

«A Roma non puoi scendere in piazza con Casa Pound e con qualche rottame politico della destra ex berlusconiana. Questa risposta è oltre ogni aspettativa. Per Roma è una giornata storica, da anni non si vedeva una partecipazione così compatta» è stato il ragionamento fatto al microfono alla testa del corteo. Una scelta infelice, quella di Salvini, confermata dai video e dalle foto pubblicate sui social network già nel pomeriggio. Una delle battute più beffarde e popolari che ieri venivano rilanciate è stata quella dell’attore Mario Brega. Riportarla è utile per dare un’idea del clima che si respirava nel corteo: «In piazza oggi c’è la Roma gioiosa che “può esse piuma e può esse fero e che oggi è stata piuma”».

Lo sbarco del movimento «Noi con Salvini» nella Capitale dovrà essere ripensato. Per il momento è un flop. Il corteo romano ha dimostrato che lo schema mediatico che contrappone il razzismo neo-sovranista della Lega alle politiche neoliberiste di Renzi è inadeguato. Esiste un’altra opposizione, ben più ampia e vigile sugli effetti dell’austerità, che lo eccede. «Questo successo consegna una grande responsabilità a coloro che hanno organizzato il corteo – ci racconta un attivista dei centri sociali romani – La presenza dei neofascisti nelle periferie e nella città non viene cancellata oggi, bisogna continuare a essere presenti sul territorio e impegnarsi in una battaglia di lunga durata».

La giornata di protesta che ha unito centri sociali e movimenti per la casa, studenti, Cobas, Anpi, No Tav, il Roma Pride, Rifondazione e Sel, l’Altra Europa con Tsipras era iniziata con un’iniziativa inaudita. Via Napoleone III, la strada dove ha sede Casa Pound, era stata chiusa da una grata lunga venti metri e alta quasi dieci di colore blu. Una scena da G8 di Genova. Cpi era inoltre protetta da un camion-idrante e una camionetta di grandi dimensioni della polizia. Il dispositivo securitario disposto lungo il corteo si confermava di immense e temibili proporzioni. Solo il corteo anti-razzista era preceduto da sette camionette, tre defender e un centinaio di uomini in tenuta antisommossa.

Lungo il tragitto iniziale centinaia di finanzieri in tenuta aggressiva mostravano scudi e manganelli ai manifestanti. Un esercito di carabinieri presidiava piazza Santa Maria Maggiore e piazza Venezia. Clima di paura e desolazione indotta. Molti commercianti hanno abbassato le serrande al passaggio del corteo. Un’attivista dei movimenti della casa è stata fermata nel corteo e identificata dalla Digos perché avrebbe partecipato all’occupazione di venerdì della Basilica di Santa Maria del Popolo, poi sgomberata. Sono infine quattro gli attivisti arrestati e tradotti a Regina Coeli dopo le cariche del pomeriggio in piazzale Flaminio.