Voluto, ideato e realizzato da Mario Ciampà, il Roma Jazz Festival (14-29 novembre) raggiunge il traguardo delle trentanove edizioni, ma mai come quest’anno il rischio di non soffiare sulla quarantesima candelina è più che un nefasto presagio… Tutta colpa dei tagli, i maledetti tagli alla cultura che hanno fatto scomparire ogni forma di finanziamento comunale e messo un punto interrogativo su quelli regionali, così da mettere a repentaglio decine e decine di manifestazioni in tutto il paese, costringendo gli organizzatori a contando esclusivamente sugli incassi, magari mettendo a punto iniziative parallele.

Ci si industria, quindi, e per l’occasione si scomoda perfino Louis Armstrong che definiva il jazz . E si gioca anche con i proclami dell’Expò, quindi la parola d’ordine è , ovvero il jazz sfama il pianeta sottintendendo come questo stile abbia in qualche modo modificato, nutrito e ampliato le altre forme espressive del Novecento. E non solo. Non solo cibo per le menti – e le orecchie – il festival porta sul palco pentole e manicaretti, con due iniziative Chef in Jazz e Eat, Drink & Jazz che avranno protagonisti chef e bartender e alcuni club della capitale. Perché, spiega Ciampà: .

Crisi o non crisi, il cartellone si mantiene comunque di livello, ricco di nomi di primo piano, molti per la prima volta in Italia. Si apre sabato 14 novembre con Gregory Porter sul palcoscenico della Sala Sinopoli dell’Auditorium dove si svolgeranno i concerti – un’appendice con performance di piano solo a ingresso gratuito è prevista al teatro di Villa Torlonia. Il baritono jazz americano che – a sorpresa – è riuscito a conquistarsi un’ampia fetta di pubblico e soprattutto a volare alto nelle classifiche (Liquid spirit, il suo più recente lavoro è da più di un anno nella hit parade inglese…), porterà brani originali e standard del jazz e del soul insieme al suo quintetto.

L’indomani è la volta del bassista Ameen Saleem con il progetto The Groove Lab, una vetrina di tutte le influenze musicali in cui Ameen ha costruito la sua personalità artistica. Pupillo di Quincy Jones – che ne segue dal 2006 le vicende artistiche folgorato da una sua esibizione al Montreux Jazz Festival – il pianista Alfredo Rodriguez sarà in Sala Petrassi il 17 insieme a Reiner Ruano al contrabbasso e Michael Oliveira alla batteria.

La voce è al centro di molte delle proposte della manifesetazione romana, e l’australiana ma da anni residente a Boston Sarah McKenzie – che arriva il 20 novembre – promette di ammaliare il pubblico grazie a un timbro personale e un repertorio decisamente jazzy. Spazio anche per la proposta italo-argentina – il 24  – di Javier Girotto, Toni Servillo e Natalio Mangalavite, intorno al (bellissimo) e recente progetto del trio: Parientes, tra echi di jazz, musica latina, poesia e tango, e alle Melodies (26) di Fabrizio Bosso, Luciano Binodini e Paolo Silvstri string ensemble.

Si chiude domenica 29 in Sala Sinopoli con una performance scoppiettante, Mauro Ottolini Sousaphonix impegnato in un Cooking Show insieme allo Chef Giorgione: . Programma completo su: www.romajazzfestival.it