Ignazio Marino, sindaco di Roma, dice di non vedere l’ora che il piano sicurezza «contro l’illegalità e le occupazioni» del ministro dell’Interno Angelino Alfano si materializzi. Ma il progetto di chiudere il centro di Roma alle manifestazioni si materializzerà molto prima di fine mese, quando verrà presentato, e colpirà la libertà di manifestare del forum per l’acqua pubblica che ha promosso la manifestazione sui beni comuni e contro le privatizzazioni sabato 17 maggio a Roma. Non solo: sabato sarà anche il giorno di esordio della fanfaronata tecnologica annunciata dal Viminale: oltre al manganello e allo scudo, i reparti mobili indosseranno 150 telecamerine ad alta definizione per «registrare gli scontri». Negli schizzi pubblicati su alcuni quotidiani, le telecamere sarebbero appuntate al posto dell’occhiello della divisa antisommossa. A poche ore dalla manifestazione, questo elemento di colore sta catalizzando l’attenzione e viene usato per rimuovere la disastrosa gestione della piazza del 12 aprile a Roma quando le forze dell’ordine hanno caricato un corteo di migliaia di persone in piazza Barberini, invece di contenere gli scontri in Via Veneto.

Dopo il flash-mob-conferenza stampa alla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), ieri il movimento dell’acqua è andato in questura per protestare contro il divieto di manifestare in via Goito e via XX settembre. Gli attivisti vogliono partire sabato alle 15 da piazza della Repubblica per arrivare a piazza del Popolo, costeggiando la Cdp e il ministero dell’Economia dove verranno decise le nuove privatizzazioni. «Tutto il resto è un pretesto – afferma Paolo Carsetti, coordinatore del Forum dell’Acqua – sabato non ci sarà alcun motivo di usare queste telecamere perché la nostra manifestazione sarà pacifica e comunicativa, radicale nei contenuti». «Più che le telecamere – aggiunge Carsetti – sono necessari i numeri identificativi per gli agenti». Per Alberto Perino, portavoce del movimento No Tav: «Siamo di fronte alla solita idea a senso unico. È una misura inutile se non è accompagnata dall’identificativo dei singoli agenti sulle divise. Bisognerebbe giocare alla pari, la democrazia è un’altra cosa». Per Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, le telecamere «potrebbero essere una cosa positiva, è un occhio imparziale che dà la possibilità di valutare a tutela di tutti», ma il problema è generale e riguarda il rapporto tra polizia e cittadini. «Serve il reato di tortura – ha aggiunto all’AdnKronos – potrebbe essere un deterrente per prevenire il danno».

Per Marco Bersani di Attac «l’idea che quella di sabato sia una manifestazione che può creare problemi sta solo nella testa dei media e di alcuni uffici del ministero degli interni. Sin dall’iniizo abbiamo detto che sarà pacifica e colorata a cui parteciperanno migliaia di persone. Chi pone problema vuole creare tensione la dove non c’è». Il rischio, com’è prevedibile, è che i contenuti del corteo vengano cancellati dalla potenza di fuoco che gli argomenti securitari garantiscono ai media. Tra le ragioni della manifestazione c’è anche la richiesta di una trasformazione radicale del ruolo della Cdp guidata dall’ex ministro, ed esponente del Partito Democratico, Franco Bassanini: «Da ente ente pubblico per garantire il risparmio postale dei cittadini e gli investimenti a tassi agevolati degli enti locali – afferma Bersani – la Cdp è diventato un fondo sovrano e oggi svolge un ruolo strategico nel favorire la privatizzazione dei servizi pubblici locali la svendita del patrimonio e gli investimenti legati alle grandi opere».

Qual è l’alternativa? «Noi parliamo di socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti – risponde Bersani – dev’essere trasformata in ente di diritto pubblico e non dev’essere più una società per azioni». Questo significa anche allontanare le 66 fondazioni bancarie, da Monte dei Paschi alla Cariplo, che detengono il 18% del capitale attuale di Cdp. «La trasformazione in ente diritto pubblico non basta – aggiunge Bersani – la struttura deve essere organizzata in maniera decentrata e la sua gestione dev’essere partecipata dagli enti locali». L’enorme quantità di ricchezza pubblica posseduta da Cdp dev’essere inoltre usata per sostenere i beni comuni: dalla gestione dell’acqua a quella dei rifiuti, dal riassetto idrogeologico al diritto all’abitare. Per essere reali, questi investimenti dovranno essere svincolati dal patto di stabilità. A differenza di quelli militari, gli investimenti sull’economia sociale territoriale o sui beni comuni ad oggi non possono esserlo. Questa è la base programmatica della manifestazione che ha aggregato numerose associazioni e movimenti. Dalla Fiom all’Usb ai Cobas. Da Legambiente ai movimenti per la casa. Dai No Muos ai No Canal e No Grandi Navi, Rete dei Comunisti e studenti della Rete della Conoscenza, oltre che ai centri sociali romani, il teatro Valle o l’Angelo Mai.

Tra i sostenitori del corteo c’è anche la lista «L’Altra Europa con Tsipras» che chiede di garantire la libertà di manifestare sotto i palazzi che governano l’austerità. «Questa campagna elettorale per le forze al governo è stata l’occasione di esibire tutta l’aggressività che hanno coltivato per anni contro le mobilitazioni di massa e la difesa dei diritti delle persone colpite dalle loro politiche – afferma Guido Viale uno dei garanti della lista che alle elezioni europee del 25 maggio candida alla presidenza della Commissione Ue il presidente di Syriza Alexis Tsipras – Con il divieto di manifestare vogliono dimostrare che la democrazia non ha nessun corso in questo paese se non quando coincide interamente con il pensiero unico dei partiti al governo che si sono autonominati unici depositari di cos’è legittimo e di cos’è fuori legge oggi in Italia. Ci auguriamo che queste decisioni vengano immediatamente revocate e che, in ogni caso, le forze realmente democratiche nel nostro paese diano prova di sapere punire chi si sta rendendo responsabile di un progetto di abolizione dei più elementari diritti democratici».