Conte ci ha già provato con Trump e ieri è tornato all’attacco – «confidiamo di poter ricevere attenzione dal nostro tradizionale alleato su quelle che sono alcune nostre produzioni strategiche». Martedì una Iena ha rilanciato con Pompeo. La strategia del Parmigiano però è a rischio. E con essa buona parte delle esportazioni dell’agroalimentare Made in Italy. Gli effetti sull’Italia della sentenza del Wto su Airbus dipenderanno dalla lista dei prodotti interessati dalle misure ritorsive che tra una decina di giorni stilerà la commissione Dsd (Dispute Settlement Body). Ma già Pompeo ieri ha messo le mani avanti: «Forse vino e parmigiano potrebbero essere nella lista». E le sue dichiarazioni appesantiscono la chiusura della Borsa di Miliano, che chiude a -2,8%.
Si stima circa un miliardo di euro di mancate esportazioni verso gli Stati Uniti a causa dei dazi che stanno per arrivare. A tremare però sono soprattutto i produttori dei simboli della tavola italiana, le cui esportazioni negli Usa valgono 4,2 miliardi euro. A partire dai produttori del nostro formaggio più famoso: il Parmigiano-Reggiano. Gli Stati Uniti sono il secondo mercato estero, dopo la Francia, per l’export del formaggio emiliano. Attualmente sono esportati 10 milioni di kg l’anno. Attualmente il prezzo del Parmigiano Reggiano negli Usa si attesta attorno ai 40 dollari al kg. Se, a causa dei rialzi tariffari, i listini aumentano a 60 dollari al kg, il Consorzio stima una perdita di quota di mercato del 90%, per una perdita di 360 milioni di euro in un anno.
Il fratello minore Grana Padano subirebbe un danno quantificabile in circa 270 milioni di euro a causa di un aumento di prezzo di 15 dollari al chilo. Anche i consumatori italiani e l’industria casearia dovrebbero far fronte a possibili rialzi del prezzo del latte, perché per la produzione di forme di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano viene trasformato il 40% dell’intera produzione. Secondo i due Consorzi 400mila forme, senza più sbocco in America, peserebbero sul mercato italiano.
Danni enormi anche per la mozzarella di bufala campana Dop. Oggi vale 10 milioni di euro, pari al 7,2% dell’export complessivo. Al consumatore americano un kg di bufala costa in media 45 dollari. Con eventuali dazi al 100% arriverebbe a 65.
Oltreoceano si potrebbero inoltre ridurre i brindisi a Prosecco nonostante l’incremento dell’export del 17% nei primi mesi del 2019. Negli States una bottiglia a scaffale nei drugstore e wine shop può vedere raddoppiato il prezzo di vendita che passerebbe dai 10-15 euro ai 20-30 euro. L’Italia nel 2018 ha esportato negli Stati Uniti olio d’oliva per 436 milioni di euro, mentre l’export di pasta in Usa ammonta a circa 305 milioni. Per l’olio extravergine d’oliva venduto negli States il prezzo salirebbe da 12,38 euro a 24,77 euro al litro (attualmente non c’è dazio sull’olio). E pure la pasta aumenterebbe a 3,75 euro al kg rispetto agli attuali 2,75.