Nella settimana che fa registrare il sesto aumento consecutivo dell’incidenza e un indice Rt ancora a 1,21, sono le fasce di età più giovani a trainare l’epidemia. L’incidenza di nuovi casi positivi tra chi ha meno di 10 anni tocca i 180 casi settimanali ogni centomila abitanti, contro una media nazionale di 155. Dopo la storiaccia sulla Dad, con circolari che la ripristinavano ma che venivano smentite nel giro di poche ore, è evidente che il premier vuole tenere il punto sulla scuola in presenza finché è possibile. Persino contro il parere dei suoi stessi esperti.

IL DIRETTORE generale della prevenzione Gianni Rezza fa capire che la prima circolare da lui firmata, quella che reintroduceva la didattica a distanza al primo caso in classe, rispecchiava il suo parere di ricercatore, ruolo rivestito fino a maggio 2020 quando Speranza lo ha voluto al ministero. «Nel momento in cui firmo una circolare, la firmo da tecnico», ha spiegato. E quella successiva, che faceva marcia indietro e affidava al Commissario straordinario i tamponi che le Asl non riescono a garantire? «Rispetto le implicazioni politiche, ma esulano dalle mie competenze», ha detto, chiarendo che l’intervento di Draghi è stato decisivo.

Ora tocca agli uomini di Figliuolo garantire la continuità della scuola in presenza previo tampone immediato. Il suo aiuto, tuttavia, non basterà a mantenere in funzione l’altro pilastro del tracciamento scolastico, la rete di «scuole sentinella» in cui effettuare tamponi salivari settimanali su circa 110 mila studenti in tutta Italia. Il progetto messo a punto dall’Iss dovrebbe fornire un quadro in tempo reale della diffusione del virus a scuola e, dopo due anni di buio, scoprire finalmente se mascherine e finestre aperte fermano il contagio in classe. Ma a tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico non se ne sa più nulla. Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro sostiene che il programma è ancora in piedi, anche se zoppica. «Era pensato per una bassa circolazione del virus e basato sull’adesione volontaria di scuole e famiglie», spiega. «Nella situazione attuale richiede uno sforzo particolarmente significativo».

BRUSAFERRO conferma anche i dubbi sollevati dalle Regioni sulla sensibilità dei test salivari scelti per il monitoraggio. Molte Asl testimoniano che il risultato è quasi sempre negativo e questo è un po’ sospetto, vista l’incidenza del virus. «Sui test c’è una valutazione in corso», ammette l’esperto.

Quello dei tamponi a scuola è il destino comune a tutti i programmi di tracciamento messi in piedi dal governo per fermare il virus: tali dispositivi funzionano ma solo se il virus è assente o quasi. D’altronde, anche per il contact tracing gli esperti ripetono che si può fare solo finché l’incidenza rimane al di sotto dei 50 casi settimanali per centomila abitanti. Eppure sono il solo strumento oltre ai vaccini per attuare misure di contenimento mirate e non spalmate su tutta la società. Non è un problema solo italiano: il Belgio ieri ha annunciato che per fermare il virus a Natale le scuole chiuderanno con una settimana di anticipo. Brusaferro però non vede una fine dell’anno in zona rossa: «Grazie ai vaccini e ai comportamenti responsabili, auspichiamo che si possano evitare particolari restrizioni».

NEL PRESENTARE il monitoraggio settimanale, in cui è stata ufficializzata la collocazione in zona gialla della provincia di Bolzano, Rezza e Brusaferro hanno aggiornato anche i dati sull’efficacia dei vaccini: dopo 6 mesi la protezione dall’infezione scende dal 75% al 44%, ma la difesa dai sintomi gravi cala appena, dal 92 all’85%. Sempre secondo i dati dell’Iss, una persona non vaccinata ha una probabilità di contrarre il virus quasi 4 volte più alta di chi è vaccinato da meno di sei mesi e doppia rispetto a chi lo ha fatto da più tempo. Senza vaccino, la probabilità di finire in terapia intensiva è rispettivamente 16 e 10 volte più elevata. Questa notevole protezione sarà messa alla prova dalla variante Omicron? È presto per dirlo. Finora, i casi censiti in Italia sono stati solo 7 e il 99% dei sequenziamenti delle ultime due settimane hanno riguardato ancora la variante Delta.