Se Rio fosse una persona sarebbe un travestito» osserva Luana, la protagonista del nuovo documentario di Evangelia Kranioti presentato a Berlino nella sezione Panorama: Obscuro Barroco. Barocca, in costante mutamento, attraversata dai corpi danzanti, mascherati e ricoperti di glitter la città si rispecchia proprio nelle parole e nella persona di Luana, transessuale che indossa per la regista, e nella vita, una moltitudine di maschere personalissime e allo stesso tempo universali. «Il barocco brasiliano è un ibrido – dice Kranioti – che divora e ricicla le altre culture in un’evoluzione perenne»: ed è di questa qualità di Rio de Janeiro e di Luana che il documentario realizza un ritratto – senza scendere in profondità nella storia individuale della protagonista né in quella della città, ma restando sulla superficie dei corpi per immortalarne una visione fantastica, per catturare almeno in parte «il realismo magico della vita in Sudamerica».  Per le strade la regista filma il carnevale con i suoi carri allegorici, i locali queer della Rio «underground» ma anche le proteste di piazza – sono i giorni dell’impeachment a Dilma Roussef – in un processo che «dalla fantasia porta alla realtà». Come nel suo precedente Exotica, Erotica, etc. – in cui Kranioti seguiva i marinai a bordo delle navi mercantili che attraversano gli oceani – vera protagonista è però l’irrequietezza, l’impossibilità di fermarsi e il bisogno di scoprire nuovi orizzonti in una mutazione costante della città, dell’identità e del desiderio.

Da cosa è nata la decisione di girare a Rio de Janeiro?

Ho scoperto Rio mentre giravo il mio precedente documentario, e la natura stessa della città mi ha obbligata a rivolgermi al cinema per immortalarne la qualità magica e renderle omaggio. In quando greca ero affascinata da un elemento della mia cultura che in Brasile è presente con forza ancora maggiore: l’aspetto dionisiaco, tipico della tragedia, che pervade tutta la società e la cultura brasiliana. Allo stesso modo nel carnevale ho trovato delle forti assonanze con il concetto tragico della catarsi e del coro, del corpo e dell’intimità che si fanno elementi sociali. La presenza di tutte queste suggestioni mi ha quindi fatto sentire la necessità di trovare un personaggio che in qualche modo parlasse per la città, che attraversasse gli stessi continui mutamenti e se ne facesse rappresentante.

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Come è avvenuto l’incontro con Luana? 

Lei era un punto di riferimento per le transessuali di Rio, perché era a capo di un’associazione rivolta alla popolazione LGBT e alle sexual workers. Era proprietaria di una grande villa in cui ospitava molte transessuali, sia per vivere che per prostituirsi in sicurezza. In lei ho scoperto una persona con una fortissima consapevolezza di sé, che sapeva bene cosa voleva: ha iniziato la transizione a soli nove anni. Le sono molto grata perché mi ha «regalato» il suo ultimo anno di vita: aveva dei problemi di salute e purtroppo è morta poco dopo la fine delle riprese.

In «Obscuro Barroco» torna la stessa perenne irrequietezza del suo film precedente.

Il mio primo lavoro nasceva da un’irrequietezza condivisa, che appartiene anche a me: il desiderio di non fermarsi mai. Qui invece riguarda l’insoddisfazione nei confronti del proprio corpo e della propria identità, che obbliga anch’essa a imbarcarsi in un viaggio – più rischioso – ai confini della percezione di se stessi. I mezzi per intraprendere una trasformazione sono sempre gli stessi, ma le persone non sanno come diventeranno alla fine del loro percorso: è una terra inesplorata che ognuna di loro deve scoprire per conto suo.

Il doc testimonia anche delle proteste politiche.

In Obscuro Barroco ho filmato dei corpi che attraversano una mutazione, così quando mi sono imbattuta nelle proteste per l’impeachment a Dilma Roussef, vissuto da molti come un colpo di stato, mi sono resa conto che mi trovavo di fronte a un ulteriore cambiamento molto violento a livello politico, e che non potevo ignorarlo. Ho anche filmato l’occupazione di Palazzo Capanema quando il nuovo presidente Michel Temer ha abolito – solo per pochi giorni – il Ministero della cultura. Tutte proteste nelle quali la comunità transessuale ha avuto un ruolo molto attivo.