Una cesta piena di cetrioli, melanzane, peperoni. Di quelli che sono ancora buoni ma che in un paio di giorni non si possono più mettere sul bancone. Lo sa il commerciante che ha deciso di consegnarli a Chiara al mercato vicino alla stazione di Lambrate a Milano. Sistemata la cesta con le verdure sulla bici-cargo, per lei e la quindicina dei ragazzi e ragazze con le magliette bianche dell’associazione Recup, il giro tra i bancali degli ambulanti continua. «Avete qualcosa da darci? Qualcosa che dovete buttare?», la voce di Chiara suona famigliare agli ambulanti che, mentre il cielo si scurisce, raccolgono e sistemano la merce ancora esposta sui bancali del mercato. Qualcuno allunga qualcosa, qualcun altro si tira indietro: «oggi non è rimasto proprio niente», come per giustificarsi di fronte ai ragazzi di Recup che ormai sono diventati una presenza fissa al mercato del sabato pomeriggio di Lambrate. «Non manchiamo mai. Anche nelle vacanze, c’era qualcuno di noi», afferma orgogliosa Verdiana che, insieme a Chiara e agli altri, è una delle veterane del gruppo. Le bancarelle sono ormai smontate e gli ultimi clienti se ne vanno: ai Recuppiani manca solo di radunare quanto raccolto. Lo pesano, lo sistemano nelle ceste e poi chiunque voglia, prende e porta via qualcosa. Anche per oggi possono essere soddisfatti: svariati chili di prodotti ancora buoni che, invece di finire nell’immondizia, vengono riutilizzati. «In estate raddoppiamo, se non triplichiamo: le verdure e la frutta vanno male più in fretta e gli ambulanti sono più disposti a darcele alla fine della giornata».

Raccogliere il cibo donato dai commercianti, radunarlo in un unico punto di ritrovo, distinguere i prodotti ancora buoni da quelli avariati e poi lasciare a ognuno, del gruppo o esterno, la possibilità di prendere ciò che preferisce. È la cifra distintiva dell’associazione Recup, attiva da anni sul territorio della metropoli meneghina. «L’obiettivo è recuperare il cibo che non può essere più venduto e far sì che non venga gettato e sprecato», spiega Verdiana, che di Recup è una delle consigliere. A Milano sono ormai una decina i mercati che vedono la presenza settimanale dei volontari: da lunedì a domenica, le magliette bianche con il logo dell’associazione indossate da giovani e meno giovani si vedono sempre. «Di solito, nei nostri vari giri tra le bancarelle, riusciamo a recuperare tutta una serie di prodotti, come verdura, frutta e pane, che il commerciante altrimenti butterebbe via», continua Verdiana, «Ormai succede anche che siano gli stessi ambulanti a chiamarci per consegnarci qualcosa. Altre volte siamo noi a dover passare e chiedere». Insieme a lei, nei mercati del fine settimana, ci sono sempre almeno una decina di persone mentre durante la settimana i numeri si riducono e a fare il giro tra le bancarelle sono quattro o cinque volontari. «Frutta e verdura le recuperiamo, le raduniamo e le dividiamo subito dopo il mercato. Ciò che rimane, se in quantità rilevante, lo carichiamo in auto e lo consegniamo a altre associazioni di volontariato».

Recuperare, lo dice il nome stesso dell’associazione, è l’attività principale del gruppo. Ma non è l’unica. Girare insieme per i mercati per condividere prodotti e esperienze è l’altro lato della medaglia di Recup: «Promozione della partecipazione e della solidarietà attiva attraverso attività operative e relazionali», afferma lo statuto dell’associazione, fondata ufficialmente nell’agosto 2016 ma che, come gruppo, già operava in città da qualche anno. «Vogliamo che le persone dei quartieri siano parte del gruppo, diventandone protagonisti», continua Verdiana, convinta che pratiche di questo tipo, se portate avanti collettivamente, siano anche il modo migliore per combattere l’esclusione sociale, per costruire nuovi rapporti tra le persone e per scacciare ogni tipo di stigma sociale. «Passare tra le bancarelle, chiedere ai commercianti e farlo in gruppo, con il sorriso, fa venir meno ogni tipo di vergogna. Quelli che, per necessità, si trovavano da soli a rovistare tra l’immondizia alla ricerca di qualcosa di buono, ora si sono uniti a noi». I pomeriggi o le mattine con Recup infatti, sono un modo non solo per condividere i prodotti ma anche per scambiarsi quattro chiacchere e magari anche qualche consiglio su come utilizzare quanto recuperato. Senza distinzioni di nazionalità. Come Elena che a Milano è arrivata dalla Romania per fare la badante e che al sabato un giro al mercato di Lambrate non se lo fa mai mancare. Con lei arriva spesso anche la signora Silvia che, con una sola pensione, l’attività dei ragazzi e delle ragazze di Recup, probabilmente, già la faceva anche da sola.

Oltre a Milano, Recup si è già esteso al di là dei confini metropolitani. Un gruppo è attivo da pochi giorni al mercato di Corsico, appena fuori dalla città, mentre un altro opera a Verona anche se il centro focale delle loro attività rimane il capoluogo lombardo. Qui sono già in essere contatti e collaborazioni con una serie di enti, a partire dall’associazione Milano in Azione fino a arrivare all’azienda municipale di pulizia Amsa e al Comune. «Come Recup, abbiamo partecipato e ci siamo aggiudicati il Bando Periferie 2017 e il bando QuBi», spiega Rebecca, la vicepresidente dell’associazione. E’ stata lei, una volta tornata nel capoluogo dopo un soggiorno all’estero, a aver importato questa pratica in città. «A cinque anni di distanza c’è bisogno di una svolta», dice, senza nascondere le difficoltà di portare avanti un’attività considerata utile da molti ma che finora ha resistito solo grazie ai volontari, «ci vuole un sostegno concreto da parte di privati e istituzioni per andare avanti». Come la recente concessione a Recup di uno spazio comunale a Milano Sud dove consiglieri e volontari si ritrovano per le riunioni periodiche e per guardare al futuro: «vogliamo creare un laboratorio di recupero, trasformazione e vendita del cibo per combattere concretamente lo spreco alimentare e diffondere una nuova cultura del cibo».