Infuriano le polemiche in casa palestinese per la decisione presa dal Comune di Ramallah, per «ragioni di ordine pubblico», di fermare lunedì sera la proiezione del film The Insult, del regista libanese Ziad Doueiri, inserito nella rassegna “Giorni del Cinema”. Alla base della decisione sono le proteste, in prevalenza in rete, di attivisti e simpatizzanti del boicottaggio accademico e culturale di Israele e del gruppo “Giovani contro la normalizzazione” dei rapporti con lo Stato ebraico che occupa dal 1967 i Territori palestinesi. Sotto accusa in realtà non era The Insult bensì una delle precedenti pellicole di Doueiri, The Attack, che racconta la storia di un medico palestinese posto di fronte a un attentato compiuto dalla moglie e girato dal regista in parte in Israele.

Secondo gli attivisti Doueiri, a lungo assistente di Quentin Tarantino, girando The Attack ha favorito «la normalizzazione delle relazioni» tra mondo arabo e Israele. Il regista, aggiungono, non avrebbe mostrato alcun «segno di pentimento» giustificando così il boicottaggio attuato nei suoi confronti. Una posizione condivisa solo da metà dalle migliaia di palestinesi che hanno commentato l’accaduto sui social. Doueiri il mese scorso, al suo rientro in Libano in occasione della presentazione a Beirut del suo ultimo lavoro, era stato fermato dalla polizia per tre ore e poi rilasciato. Il Libano, come Israele, proibisce ai suoi cittadini l’ingresso in Paesi considerati nemici o ostili.

Non ha digerito la mancata proiezione di The Insult l’attore protagonista, il palestinese Kamel El Basha, cresciuto nello storico teatro “El Hakawati” di Gerusalemme Est, vincitore della Coppa Volpi all’ultimo festival del cinema di Venezia. «The Insult paga per le colpe di un’altra pellicola» ha detto El Basha al manifesto «è stato un grave errore non proiettare il film girato in Libano, il pubblico non ha potuto apprezzare una storia che riguarda tutti i profughi palestinesi. The Insult mostra i rapporti oggi tra palestinesi e libanesi, tra musulmani e cristiani. Un tema di grande attualità nelle nostre società». La pellicola racconta la lunga lite a Beirut tra un rifugiato palestinese, Yasser, e un libanese cristiano, Toni, che degenera in uno scontro politico e giudiziario. Il vissuto personale dei due uomini fa scorrere davanti agli occhi dello spettatore la storia insanguinata del Libano, dove era e resta difficile la convivenza fra persone di origini, culture e religioni differenti.