Incatenati e avvolti dentro sacchi neri, gli stessi che denunciano di aver dovuto utilizzare in mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuale. Sono gli infermieri piemontesi che, ieri, a Torino si sono ritrovati in piazza Castello davanti al palazzo della Giunta regionale per chiedere a gran voce il «giusto risarcimento» economico promesso dalla Regione ma, dopo lunghi e difficili mesi di lavoro nei reparti Covid, non ancora arrivato.

Si sentono traditi e abbandonati: «A marzo dicevano che avrebbero aumentato i nostri stipendi e invece a maggio gli eroi sono già dimenticati», ha detto Francesco Coppolella, segretario regionale del sindacato degli infermieri Nursind, che ha organizzato il flash mob.

Con le mani incatenate e distanziati tra di loro, in quaranta si sono stesi per terra per ricordare gli altrettanti morti tra gli infermieri in Italia. Un momento struggente. I corpi sdraiati a simboleggiare quaranta bare: cicatrici indelebili che nessun bonus potrà risarcire. «Gli infermieri, gli oss e il resto del personale sanitario sono stati l’unica vera prima linea in questa emergenza e lo sono ancora. I 23 mila infermieri piemontesi rappresentano – spiega il Nursind – oltre il 60 per cento del personale sanitario, sono quelli dell’assistenza diretta, quelli che hanno permesso di gestire con tutte le difficoltà e le criticità questa emergenza. Non è un caso che oltre il 45 per cento del personale sanitario contagiato sia rappresentato da personale infermieristico». Gli infermieri hanno continuato a lavorare spesso anche se positivi al Coronavirus. «Non ci avete fatto i tamponi – ha aggiunto il segretario Coppolella – abbiamo indossato sacchi della spazzatura e pannoloni sotto le tute, perdendo la nostra dignità. A noi è toccato disinfettare i morti, a volte fare i sacerdoti. Siamo stati lontani dalle nostre famiglie, molti di noi sono stati abbandonati, ma nonostante tutto abbiamo continuato a lavorare, in prima linea tirando l’Italia fuori da questo pantano».

Gli operatori sanitari scesi in piazza hanno raccontato la paura quotidiana, lo stress, la distanza dalle famiglie. «Quelli che fino a ieri chiamavate eroi li avete già dimenticati – si legge nella lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al capo del governo Giuseppe Conte e al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – per gli infermieri è saltato lo stato di diritto. Ci avete abolito ferie, congedi e la quarantena preventiva facendoci diventare untori dei nostri colleghi, dei pazienti e delle nostre famiglie». Sul piatto c’è anche la questione delle indennità. «Quattro euro lordi per un turno in terapia intensiva sono ridicoli».

Una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dal presidente Alberto Cirio, un incontro giudicato positivo dalle parti. La Regione ha previsto 37 milioni di euro, da aggiungere ai 18 del governo, per finanziare il bonus in busta paga per gli operatori impegnati nell’emergenza.