Quattro mesi dopo la prima scossa, la procura di Rieti è ormai arrivata al crocevia della sua inchiesta, aperta per il reato di disastro colposo.

Il procuratore capo Giuseppe Saieva, all’inizio del mese, aveva fatto sapere che entro la fine dell’anno sarebbe arrivato ad «aver raccolto abbastanza elementi da ipotizzare responsabilità costruttive ed esecutive».

Il focus è sul versante laziale, che in un colpo solo ha visto sbriciolarsi Amatrice e Accumoli, oltre a svariate frazioni.

Ma se per Amatrice l’indagine si annuncia ancora lunga e complessa, per Accumoli tutta l’attenzione è focalizzata sul campanile della chiesa del paese, oggetto di lavori di restauro pagati dalla Diocesi a partire dal 2004.

Quando la struttura venne giù, la notte del 24 agosto, schiacciò l’intera famiglia Tucci, provocando la morte di papà, mamma e due figli piccoli. Questa parte dell’inchiesta è curata dal sostituto Lorenzo Francia, che starebbe vagliando con attenzione la posizione dei tecnici chiamati dalla curia reatina per seguire gli interventi.

L’appalto se lo aggiudicò a 59mila euro (con un ribasso del 16%) la ditta Steta. Per il miglioramento sismico la cifra dedicata fu di appena 509 euro, il progetto prevedeva soltanto di inserire nella muratura sbarre di ferro dal valore di 33 euro e di fare alcuni fori da riempire con il cemento ma non con la calce. Troppo poco per reggere l’urto di una scossa forte di terremoto.

Per quello che riguarda Amatrice, invece, l’attenzione degli investigatori riguarda soprattutto le due palazzine Ater (ex Iacp) che quando sono venute giù hanno causato venti vittime. Qui i tecnici hanno rilevato la presenza di colonnine di cemento spesse appena 15 centimetri con dentro ferri lisci: va detto, però, che ai tempi della loro costruzione, negli anni ’70, si costruiva soprattutto in questo modo, anche perché gli standard antisismici erano di gran lunga inferiori rispetto a quelli odierni.

Un’altra questione al vaglio degli inquirenti riguarda la scuola Capranica, crollata pure questa ma senza provocare morti. Qui la procura di Rieti ha rilevato la presenza di problemi di natura tecnica e contabile, legati all’utilizzo dei fondi per il rifacimento di due ali separate della struttura che ospitavano la mensa e la palestra.

L’ultimo punto è l’Hotel Roma, sul quale pendeva un contenzioso civile tra la proprietà e il vicinato per alcuni lavori.

Gli altri fronti giudiziari aperti sono nelle Marche: la procura di Ascoli continua a tenere aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati, focalizzandosi soprattutto sui danni subiti dagli edifici pubblici, a partire dall’ospedale di Amandola (Fermo), fortemente danneggiato nella sua parte di più recente costruzione.

A Macerata, invece, l’inchiesta procede nel tentativo di capire se i lavori fatti dopo il terremoto del 1997 fossero adeguati o meno. Il caso emblematico è quello della chiesa di Santa Maria in Via a Camerino, oggetto di un lavoro di restauro durato oltre dieci anni.

Il faldone su questo edificio sta diventando enorme e raccoglie, tra le altre cose, decine di segnalazioni fatte dai cittadini e verbali stilati nel tempo dai carabinieri e dalla guardia di finanza del posto. I sopralluoghi proseguono sotto la supervisione di due docenti universitari chiamati a verificare la documentazione relativa ai lavori e lo stato degli stessi.

La procura, ad ogni buon conto, predica prudenza: ci vorrà tempo per formulare un’ipotesi di reato.