Anniversario della liberazione di Prato dal nazifascismo non certo rituale. Partito con il blitz di “Gioventù nazionale” (i giovani di Fdi) contro il dibattito dell’Anpi con Tomaso Montanari (principale obiettivo dei meloniani) “La cultura è il vaccino contro il fascismo”. E proseguito con la manifestazione a sostegno degli operai immigrati licenziati dalla stamperia Texprint, solo perché hanno chiesto il rispetto del contratto nazionale di lavoro, a partire dalle 40 ore settimanali. Una iniziativa che in prima battuta era stata vietata dal Comitato per l’ordine pubblico, ufficialmente “per il rischio di assembramenti”. Ma che poi, sull’onda delle proteste, l’amministrazione di centrosinistra ha consentito. Spostandola però da piazza del Comune a piazza Santa Maria delle Carceri, dove nel tardo pomeriggio si sono ritrovate due, trecento persone.
Il Si Cobas, sindacato di base che accompagna da mesi la mobilitazione operaia, ha criticato lo spostamento di piazza: “Il motivo è evidente – ha osservato Luca Toscano – dopo averci sgomberati non ci vogliono sotto il Comune. Eppure l’11 agosto a Firenze è stata concessa piazza della Signoria per far sfilare migliaia di persone, nell’anniversario della Liberazione, a sostegno della vertenza Gkn. Qui invece no”. Anche perché da venerdì, dopo lo sgombero operaio, la piazza comunale è presidiata dalle forze dell’ordine.
Il sindaco dem Matteo Biffoni, che ha preso parte al consiglio comunale straordinario nella frazione di Figline, insieme alla presidente provinciale dell’Anpi, Angela Riviello, ha puntualizzato sui social quando detto nel giorno dello sgombero operaio: “Per apporre una tenda o per fare una manifestazione ci vuole la richiesta approvata di occupazione di suolo pubblico, e ci vogliono le autorizzazioni. È la legge che lo prevede. E uno sgombero è eseguito dalla forza pubblica, perché altrimenti ognuno potrebbe fare come gli pare, e così non funziona”.
Per certo però l’odierno divieto di manifestare lì dove è avvenuto lo sgombero non è piaciuto. Ad esempio agli operai della Gkn, arrivati in solidarietà con i compagni licenziati: “La disparità di trattamento tra noi e questa vertenza non è tollerabile. Tutti coloro che sono passati a darci solidarietà, o che semplicemente vivono la nostra stessa condizione, fanno parte della nostra famiglia. Anche i ragazzi di Texprint”. Sulla stessa linea critica Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Prc, e le realtà pretesi e fiorentine di Rifondazione e Potere al popolo.
In piazza fra gli altri i consiglieri comunali fiorentini Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune, e Lorenzo Ballerini di Campi a Sinistra. Da Bundu un intervento con una serie di interrogativi retorici: “Dove sono le istituzioni che tanto spesso si dichiarano paladine del lavoro, schierandosi nella vicenda Gkn senza timore? Sarà che un conto è prendersela con un fondo di investimento di un altro paese, fuori dall’Ue, mentre un altro è agire con una realtà fisicamente presente sul territorio? Sarà che da una parte si può ‘lanciare la palla in tribuna’ e parlare di una finanza immorale, mentre per Texprint si deve anche prendere atto di che tipo di modello industriale si è permesso si affermasse sui nostri territori?”.
Un’analisi, quest’ultima, che i sindacati confederali – che chiamano a un tavolo con tutte le istituzioni sul tema dello sfruttamento lavorativo – confermano: “La sfida più grande è quella di attivare azioni concrete che nel distretto di Prato contrastino quella parte che opera in violazione delle regole e dei diritti del lavoro”.