Certo nessuno si sarebbe mai aspettato che a Roma il 70 esimo anniversario della Liberazione si sarebbe festeggiato senza il tradizionale corteo e dimezzato nelle presenze. Eppure è così. Al sit-in che stamattina alle 10,30 si terrà a porta San Paolo, storico luogo della resistenza romana contro il nazismo – non parteciperanno gli ex deportati dell’Aned né la Brigata ebraica, che ieri hanno confermato la volontà di disertare la manifestazione mettendo così fine alle polemiche che vanno avanti da settimane con le associazioni filo-palestinesi. Che invece saranno presenti con le loro bandiere. La comunità ebraica parteciperà invece nel pomeriggio al concerto organizzato dal sindaco di Roma Marino in Campidoglio.
Non sarebbe potuto concludersi peggio lo scontro tutto ideologico tra ebrei romani e sostenitori della Palestina. Una polemica nata il 30 marzo scorso quando tra le due parti sono volati insulti e accuse reciproche, con i sostenitori del popolo palestinese contrari alla presenza delle bandiere di Israele nelle manifestazioni romane dele 25 aprile, e gli ex deportati e Brigata ebraica che hanno accusati i palestinesi di essere stati alleati di Hitler durante la guerra.
Il risultato è che entrambe le parti hanno finito col far precipitare sulla festa della Liberazione il conflitto israelo-palestinese modificando il significato della celebrazione. Quella dei palestinesi sarà «una presenza non invasiva», ha assicurato ieri Ernesto Nassi, presidente dell’Anpi romana che fino all’ultimo ha rinnovato l’invito agli ex deportati e alla Brigata Ebraica a partecipare. «L’Anpi è per statuto al fianco di chi lotta», ha proseguito Nassi, «la Brigata ebraica si è esclusa da sola».
La replica alle polemiche è arrivata dal presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna, che ha ricordato come gli ebrei abbiano partecipato alla lotta di Liberazione sia come «partigiani sia come militari in divisa nelle file della Brigata ebraica. Chi nega questo fatto offende la memoria di chi cadde, la verità storica e la coscienza dell’Italia». In mattinata era giunto un appello dall’Aned per far prevalere «lo spirito unitario antifascista» affinché non «si creino steccati nel fronte democratico». Appello che, però, è chiaramente caduto nel vuoto.