Il ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e il commissario europeo Johannes Hahn erano ieri agli scavi con il governatore Caldoro per firmare il piano d’azione con cui riuscire a spendere tutti i fondi del Grande progetto Pompei entro il 31 dicembre 2015. Niente dilazione quindi, come aveva chiesto il premier Matteo Renzi a Bruxelles. Serve un’accelerazione da bolide di formula uno: dei 105 milioni stanziati nel 2012 (di cui 78milioni fondi europei Fesr) fino ad ora «solo l’1% è stato utilizzato e un altro 24% è stato destinato a lavori in fase di completamento – ha spiegato Hahn -. Ogni tre o quattro mesi terremo una riunione congiunta per il monitoraggio sui progressi compiuti e per individuare eventuali difficoltà». Tutto risolto? Non proprio e infatti Hahn aggiunge che «se non saremo in grado di spenderli, i fondi andranno persi. Ma prevediamo per Pompei altri fondi per il futuro».

Per gli interventi sul patrimonio archeologico (restauro, manutenzione e messa in sicurezza di strutture e apparati decorativi, dissesto idrogeologico, recinzione e illuminazione scavi) ci sono 85 milioni: spesi finora solo 1.548.530 euro; 24.941.737euro sono impiegati in progetti in corso; 25,5 milioni sono destinati a gare già bandite. Solo due i cantieri conclusi, la Casa del Criptoportico e la Casa delle Pareti Rosse (in fase di collaudo finale), otto i cantieri attualmente aperti. E’ chiaro che con la scadenza del 2015 diventa necessario correre.

Il Gpp prevedeva la duplicazione delle strutture, con la soprintendenza da un lato e l’Unità Grande progetto affidata al generale dei carabinieri Giovanni Nistri dall’altro, con procedure burocratiche farraginose, adesso però la parola d’ordine è semplificare così si andrà verso l’assegnazione di appalti integrati. Non c’è più tempo per passare attraverso commissioni d’assegnazione di progetti preliminari e successivi passaggi per gli esecutivi: per le Regiones I, II e III l’impresa alla quale sarà assegnato il progetto preliminare sarà anche responsabile dell’esecutivo. Nistri ha poi spiegato che per accelerare le procedure dei bandi arriveranno 20 tecnici dalla Pubblica amministrazione (con un contratto a tempo determinato) e si lavorerà nei cantieri dall’alba al tramonto, se sarà necessario anche di notte e nei festivi.

«La flessibilità nel contratto edile è prevista, si deve concordare con i sindacati ma non siamo stati ancora chiamati – commenta il segretario generale Fillea Cgil Campania, Giovanni Sannino –. Il lavoro nelle ore notturne comporta un maggior investimento in sicurezza e un aumento dei compensi, come per i festivi. Come si concilia il costo del lavoro notturno con le ultime gare assegnate, e le prossime tre previste, ancora con il massimo ribasso? Avevano assicurato che non sarebbe successo dopo i primi bandi, ma le ultime cinque gare sono state aggiudicate con tagli dal 30 al 46%». Resta poi sul tavolo la questione della carenza di personale per la manutenzione ordinaria. Il bando tampone per 63 unità (di cui 30 custodi) da selezionare all’interno dell’Ales spa (società in house del ministero) con contratto di un anno è fermo all’ufficio legislativo del Mibact. Dovrebbe sbloccarsi a settembre ma, intanto, non sono arrivati neppure i 50 tirocinanti dall’università con una convenzione semestrale.

Franceschini torna a Pompei dopo aver messo gli scavi tra i musei di primissimo piano nella sua riforma del ministero, appena varata. Del resto il sito incassa 20.300.000 euro all’anno con circa 2milioni 450mila ingressi. Ci mette la faccia anche Delrio, uno dei più stretti collaboratori del premier Renzi: «C’è stato un ritardo, non lo neghiamo. Pompei non è solo una sfida per il governo italiano ma lo è anche per l’orgoglio del sud». Perplesso il presidente dell’associazione nazionale Archeologi, Salvo Barrano: «Se qualche decina di milioni di euro tornasse indietro, sarebbe da preferire rispetto alla possibilità che, pur di spenderli, vengano spesi male».