Duemila operai ancora esclusi dal ciclo produttivo del Giambattista Vico, lo stabilimento Fiat Chrysler di Pomigliano d’Arco. Quelli che lavorano sulle linee della Panda e i pochi che ruotano grazie al contratto di solidarietà vivono con la paura di essere messi fuori dai cancelli alla prima protesta. Questo il clima che ha portato, il 14 febbraio, ad appena 5 adesioni allo sciopero indetto dalla Fiom contro i tre sabato di straordinario indetti dall’azienda. Secondo le altre confederazioni, invece, la prova che gli operai hanno bocciato la linea delle tute blu Cgil, che chiedevano l’istituzione di un terzo turno per portare in fabbrica nuovi operai.

«Abbiamo deciso di cambiare strategia – ha spiegato il segretario generale della Fiom partenopea, Andrea Amendola – Nei nostri territori molti operai sono stati espulsi dal ciclo produttivo senza alcun sostegno economico, così torniamo alle origini del sindacato con le società e le casse di mutuo soccorso». Domani Maurizio Landini sarà a Pomigliano per ufficializzare la campagna che avrà una diffusione nazionale. La proposta è donare la maggiorazione dovuta allo straordinario a un fondo per i colleghi in difficoltà economica, il conto verrà gestito da don Peppino Gambardella, il parroco di Pomigliano che già sostiene le famiglie in difficoltà, e da Libera con la sua campagna «Miseria ladra».

Si lavora anche all’ipotesi di utilizzare beni confiscati alla camorra per chi perde la casa. A soffrire sono soprattutto i 300 operai del reparto logistico di Nola, a cui non viene applicato il contratto di solidarietà: il 27 porteranno in scena al teatro Gloria di Pomigliano lo spettacolo teatrale Articolo 1: diritti rubati in cui raccontano la loro lotta nel “reparto confino”. Il ricavato andrà a chi è in difficoltà.

All’interno dello stabilimento Giambattista Vico, Fca finge normalità, a cominciare dalle elezioni per le Rsa, che si sono chiuse venerdì scorso. Lo Slai Cobas ha impugnato le modalità di voto con una diffida inviata ai vertici aziendali, a Fim, Uilm, Fismic e Ugl: «La combine in atto tra azienda e sindacati firmatari per escludere, in forza di ininfluenti accordi privati, gli altri sindacati costituiti in fabbrica, Slai cobas e Fiom, cozza con ogni altra fonte normativa, costituzionale e del diritto del lavoro in materia di rappresentanza, pregiudicando la validità erga omnes, cioè per tutti i lavoratori, di eventuali accordi sindacali successivamente sottoscritti».

Prima della riconversione del Vico al credo dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, le elezioni per le Rsu vedevano assegnare la maggioranza allo Slai Cobas con la Fiom che si posizionava sul secondo gradino. Le prime elezioni dal 2010, conclusesi venerdì, hanno sancito la vittoria della Fim con 14 delegati su 42 e della Uilm con 13. Il segretario nazionale Fim per il settore auto, Ferdinando Uliano, difende gli accordi aziendali sottoscritti: «La vittoria a Pomigliano è ancora maggiore se si considera che questa è l’unica realtà dove le organizzazioni sindacali sono riuscite a far spostare la produzione dall’estero, dove i costi erano minori».

A lavorare alla Panda tutti i giorni è una élite, selezionata anche grazie ai sindacati del sì, i costi di chi è fuori sono a carico della fiscalità generale, mentre sulle linee i ritmi di lavoro sono sempre più serrati: si producono 800 vetture al giorno, una al minuto, con l’obiettivo di arrivare a 840. Nessun lavoratore in più alla catena di montaggio, solo maggior profitto per l’azienda.