Palazzine in costruzione tra il verde opaco degli uliveti. È il 1929, le gru tirano su il primo nucleo del futuro quartiere di via Birago a ridosso del centro storico, in una Perugia che è ancora una mappa di verde e architettura etrusca. Il progetto delle prime case popolari sorge tra gli ulivi, un terreno scosceso che scende dai palazzi storici concentrati intorno alla Rocca Paolina, simbolo del potere papale che fu e della ribellione dei perugini.

Sono appartamenti destinati agli operai della Perugina, all’epoca aveva ancora la sua sede storica accanto alla stazione di Fontivegge. La ricorda la ciminiera, che si erge incurante tra le palazzine moderne e l’enorme vuoto di piazza del Bacio. E lo raccontano gli anziani: quando si arrivava a Perugia in treno, il primo odore che ti pervadeva era l’aroma rassicurante di biscotti e cioccolata, sembrava di essere atterrati nel paese dei balocchi.

Via Birago
Andava trovato un posto anche per gli operai del vicino feltrificio. Nasce così il quartiere di via Birago, via della Concordia e via del Lavoro. «Un nome non casuale: qui si concentravano le botteghe artigiane e i negozi». La storia ce la racconta Daniele Bacchettini, giovane membro dell’associazione di quartiere Cap 06124, comitato ad azione partecipativa che dal 2018 raccoglie un centinaio di residenti e negozianti.

«Fino a due anni fa questo luogo era diventato un dormitorio, non c’era più nemmeno l’alimentari. Le botteghe di via del Lavoro hanno chiuso, assediate dalla grande distribuzione che ha circondato queste strade. Dopo gli operai, qui erano venuti a vivere professori universitari, studenti, la classe media. Nel tempo molti se ne sono andati. E oggi il quartiere ha un volto ancora diverso: i bassi costi degli affitti attirano di nuovo i giovani».
«È il quartiere perfetto perché ospita il migliore mix che possa offrire una città italiana nel 2021: non è la periferia degradata che in molti oggi amano raccontare, ma è un microcosmo in cui si trova di tutto. Ci sono gli anziani, i giovani, i migranti, le famiglie», racconta Filippo Costantini, insieme a Giorgio Vicario nel direttivo dell’associazione di promozione sociale MenteGlocale, progetto perugino di comunicazione sociale applicata che quest’anno festeggia i suoi primi 20 anni. Nata come associazione universitaria, ha fatto di tutto, dai giornali murali delle circoscrizioni della città a corsi di formazione di citizen journalism fino alla Sagra del Cinema, progetto di promozione cinegastronomica che causa Covid si è fatto itinerante, con un grande schermo gonfiabile.

Popup
Cap 06124 e MenteGlocale, con l’associazione settepiani e Defrag, gruppo informale di ricercatori e docenti universitari, si sono incontrati e hanno fatto rete. È nato così il loro ultimo progetto, sulla base delle attività già imbastite dal comitato di quartiere. Si chiama POPUP («Perché la libreria che ospita è specializzata in libri di illustrazione per bambini, perché spunta nel quartiere una cosa che non c’era e perché è un’iniziativa popolare per idea e per pratica»), progetto di riqualificazione urbana che ruota intorno a un spazio messo a disposizione da un bando Ater e vinto dalle quattro associazioni.

Si trova al pianoterra di uno dei palazzi di edilizia popolare costruiti tra gli ulivi quasi un secolo fa. A fargli da cornice è una piazza (piazza Birago, appunto) dal pavimento colorato, una fontana senza acqua e un vecchio ascensore rosso, che sembra una cabina telefonica londinese. «Qui prima c’era il negozio di un fruttivendolo – continua Filippo – Prendere in gestione un luogo nel quartiere dove viviamo e lavoriamo ci ha dato l’opportunità di ragionare su cosa proporre alla cittadinanza, già di per sé eterogenea dal punto di vista anagrafico e sociale».
POPUP è stato scelto per fare da punto di riferimento culturale e sociale di attività in parte già germogliate e maturate negli ultimi anni. Daniele ci fa la lunga lista: «Un gruppo di acquisto solidale di olio, verdure, vino, birra, carne, legumi da piccoli produttori che ogni settimana muove sui mille euro di ordinazioni e che non si è fermato nemmeno durante il lockdown: si consegnava a domicilio grazie alle biciclette di Bico, ciclofattorini a km zero. E poi la gestione dell’area verde dove dal 2020 abbiamo lanciato il cinema all’aperto e per cui abbiamo appena firmato un accordo con la Facoltà di Agraria per un orto comunitario. E poi la Banca del Tempo, sportello n.2 di Perugia, che ha visto la straordinaria partecipazione degli anziani di via Birago».

E infine il portieriato di quartiere, già diffuso in alcuni esercizi commerciali del quartiere, che ora trova in POPUP il centro di coordinamento: «Sarà sempre aperto e disponibile per tutte le attività che normalmente in un palazzo svolge un portiere: puoi far arrivare qui i pacchi, lasciare le chiavi, accogliere i bambini dopo scuola se i genitori non possono andare a prenderli».

Tra i libri e gli spuntini, perché POPUP ha un obiettivo di lungo termine: sostenere economicamente, con la libreria indipendente e una caffetteria, le attività culturali e i servizi gratuiti per la cittadinanza, retribuendo chi ci lavora. Lo spazio è a disposizione per dodici anni, con affitto calmierato. Per i lavori all’interno i soci di MenteGlocale, Cap 06124, settepiani e Defrag, si sono autotassati.

Porte aperte mercoledì 21 aprile. «Alla base c’è l’intenzione di unire formazione, cultura e servizi gratuiti alla cittadinanza partendo dalle sue esigenze – aggiunge Filippo – Sarà la sede del Gas, della Banca del Tempo, del portierato di quartiere, di attività dedicate ai bambini, di laboratori formativi e di aiuto compiti e di iniziative che potranno nascere dalla collaborazione con i residenti».

Il quartiere perfetto, come ci dicevano all’inizio, per costruire un modo diverso di socializzare e mettere in comune servizi dal basso e cultura partecipata. Senza la presunzione di aver capito, di dover analizzare la realtà con logiche stantie. «Rifiutiamo la lettura di queste iniziative o come dono di imprenditori illuminati che vengono con paternalismo a spiegare la vita ai reietti delle periferie o come estremo sacrificio di martiri che vogliono sconfiggere il male. Semplicemente viviamo in questo quartiere e vogliamo fare cose coinvolgendolo: è l’unica cosa sensata da fare, in termini sociali ed economici. È la realtà che ci dà i suoi input, noi cerchiamo di coglierli senza preconcetti. Vogliamo partecipare senza delegare».

#Popfunding
Al progetto POPUP si può aderire anche da fuori città, prosegue Costantini, con la campagna #POPFUNDING: «Non è un crowdfunding, ma una dichiarazione di fiducia e ottimismo. Da un caffè omaggio a stampe autografate, da una tessera sconto annuale per i libri a prodotti enogastronomici del territorio, dalle shopper agli auguri personalizzati (con regalo a sorpresa). Fino al 31 maggio sono tanti i modi per chi vorrà partecipare alla campagna di lancio del progetto, acquistando un libro o tesserandosi dal sito progettopopup.it/popfunding».
«Il nostro obiettivo è chiaro – conclude Daniele – Rafforzare la rete che il quartiere ha saputo creare e spingere la pubblica amministrazione a investire in via Birago. Un quartiere che è stato dimenticato dalla politica. Eppure qui c’era la sede storica del Pci perugino». Tra i lavoratori e le botteghe.