Un passaggio d’epoca. Così viene spesso definito il presente. Una grande trasformazione osservabile che va qualificata a partire dalle mobilitazioni e movimenti sociali che, dalla Turchia al Brasile, scandiscono il ritmo di un mutamento profondo degli assetti e delle geografie del capitalismo a livello mondiale. Anche le sollevazioni che hanno scosso il Maghreb e il Mashreq non si sono esaurite con la cacciata dei «dittatori» locali. In Tunisia e Egitto, ad esempio, sono messe radicalmente in discussione le ipotesi di «islamismo moderato», mentre i venti di guerra continuano a spazzare la Siria. Il tutto mentre la crisi globale cominciata nel 2007-2008 continua a segnare, con un impatto certamente differenziato dal punto di vista geografico, il quadro complessivo di riorganizzazione del capitalismo. In Europa, in particolare, non accenna ad allentarsi la morsa dei programmi di austerity, che hanno investito con violenza soprattutto i Paesi del Mediterraneo.

È proprio la dimensione europea quella al centro di un seminario che si terrà a Passignano ai primi di settembre. Per gli organittori, l’Europa è stato il limite fondamentale contro cui si sono scontrati movimenti e lotte che negli ultimi anni, ad esempio in Grecia e in Spagna, hanno conosciuto livelli molto alti di conflitto e di generalizzazione.

Da qui la necessità di elaborare una politica della trasformazione, un nuovo programma che sappia reinventare libertà e uguaglianza all’altezza dei bisogni e delle domande che emergono da una composizione nuova del lavoro e della cooperazione sociale: queste le linee su sui si articolerà la discussione che individua sppunto l’Europa come uno spazio comune. D’altronde, si legge sempre nel documento di preparazione del seminario, sono stati i movimenti dei migranti che hanno segnalato il fatto che i confini istituzionali dell’Ue vanno assunti come limiti da criticare e forzare.
L’Europa che gli organizzatori propongono non coincide, ovviamente, con quella imposta a Bruxelles. Semmai, è un continente politico che può essere costruito a partire dal rifiuto dell’austerity. La critica radicale delle istituzioni europee non può stuttavia ignificare, contrariamente a quel che continuano a pensare molte forze di «sinistra», un ritorno allo Stato nazionale. Quest’ultimo, quantomeno in Europa, appare svuotato di ogni capacità di riqualificare politiche sociali ed economiche anche moderatamente riformiste per fronteggiare la crisi. Solo nello spazio europeo è possibile oggi immaginare un «welfare del comune».

Il seminario nasce dalla discussione che ha portato alla chiusura della rete politco-intellettuale di UniNomade, esperienza che non è riuscita, secondo gli organizzatori di questo incontro, a superare un limite essenzialmente politico, perché non è riuscita a pensare e praticare una politica della trasformazione radicale all’altezza del nostro presente. È questa urgenza che sarà messa al centro dell’incontro a Passignano. Per informazioni: www.sovvertireilpresente.org; https://www.facebook.com/sovvertireilpresente