La cappa si chiude su Parigi e sulle grandi città francesi: da sabato, situazione di «allerta rafforzata» per la capitale, Bordeaux, Lione, Nizza, Lille, Tolosa, Saint-Etienne, Rouen, Rennes, Grenoble, Montpellier, con limitazioni drastiche delle relazioni sociali (mille persone al massimo per i grandi avvenimenti, 30 per le feste famigliari, chiusura anticipata di bar e ristoranti da lunedì alle 22, sale sportive e ginnasi chiusi). Per Marsiglia e la Guadalupa è «allerta massima», Strasburgo è sull’orlo: chiudono tutti i bar e i ristoranti (e il governo aiuta finanziariamente), non teatri e cinema che hanno protocolli severi.

Decideranno localmente i Prefetti come applicare queste norme drastiche, ma il ministro della Sanità, Olivier Véran, ha già dato le linee guida. Il governo chiede di «modificare il comportamento», perché i dati sono preoccupanti: cresce il numero dei contagi (anche se R0 è appena sopra 1 – era superiore a 3 al momento del lockdown). In 69 dipartimenti francesi, cioè 7 su 10, la circolazione del virus è attiva, i reparti di rianimazione sono in tensione. La valutazione verrà rivista ogni 15 giorni. L’obiettivo è «evitare» ad ogni costo un nuovo lockdown. La questione è trovare un equilibrio tra emergenza dei contagi, possibilità di accoglienza degli ospedali e economia. Il numero dei malati aumenta, ma per il momento il sistema sanitario tiene. Si cerca anche di evitare che gli ospedali vengano travolti dal Covid e gli altri malati vengano abbandonati.

Mentre Parigi si chiude parzialmente, a Bruxelles dal 1° ottobre non c’è più l’obbligo di mascherine nello spazio pubblico, salvo nelle zone molto frequentate. E in Europa ricominciano le barriere alle frontiere: l’Italia chiede il test a chi proviene dalla Francia, la Polonia ha sospeso i voli da Parigi.