Nasagò è una frazione di Ormea, alta Valle Tanaro, circa 1600 abitanti nelle Alpi Liguri, tra le località più colpite dall’alluvione del 24 novembre 2016. La derivazione del suo nome nel verbo nasagonare, coniugato al gerundio presente, si deve a un progetto artistico il cui obiettivo è attivare un dialogo con questo territorio, a partire dalle conseguenze della catastrofe.

CON UN APPROCCIO linguistico che allude alla natura di processo in corso dell’iniziativa, Nasagonando Art Project nasce dall’incontro tra Emanuele Piccardo, fotografo, architetto, critico e curatore genovese che con l’associazione plug_in da anni anima un dibattito sul ruolo sociale dell’architettura e delle arti visive, e il sindaco di Ormea Giorgio Ferraris, impegnato con la sua giunta in una politica di valorizzazione culturale e turistica del territorio in chiave ecosostenibile.
Politica che oggi conta sul rapido ripristino dell’intero tratto della ferrovia Ceva-Ormea, soppressa nel 2012 e tornata a nuova vita coma linea turistica nel 2016, salvo poi fare le spese, ancora una volta, della furia dell’acqua, a poco più di vent’anni dalla tragica alluvione del 1994 di cui la Valle porta ancora le ferite. La costruzione della ferrovia fu il volano di sviluppo dell’area alla fine dell’800, quando Ormea divenne una rinomata meta di villeggiatura, ma le sue fortune declinarono nel secondo dopoguerra, soppiantate dal mercato delle seconde case e dall’industria locale, che entrò in crisi con la chiusura della cartiera della cittadina.

OGGI ORMEA si trova a fare i conti, oltre che con lo spopolamento fisiologico delle aree montane, anche con il dissesto idrogeologico, risultato di decenni di sfruttamento e di politiche miopi che gli amministratori locali sono in questo momento intenti a ridisegnare. E qui s’innesta il potenziale di progetti come Nasagonando, per i quali la creazione artistica assume un ruolo trasformativo, prima ancora che dei luoghi, degli immaginari e delle proiezioni future di chi li abita. Fino a domani 8 febbraio, l’ex magazzino ferroviario della Stazione di Ormea ospita gli esiti della prima fase del progetto, realizzato nell’ambito del bando Residenze d’artista della Fondazione Crc di Cuneo e con il contributo del Comune.

LA MOSTRA, punto di partenza di una riflessione critica, si rifà alla nozione di non-site del land artista e teorico statunitense Robert Smithson, ossia la rappresentazione di un luogo ottenuta trasportando in uno spazio chiuso, un «contenitore astratto», frammenti di quello stesso luogo. L’installazione degli architetti Alessandro Chiossone e Roberta Volpone è fatta di radici degli alberi divelti dal Tanaro, gli stessi che Emanuele Piccardo ha fotografato, insieme con i resti di una casa sventrata a Nucetto, nella serie Lungo il fiume. La seconda mostra, il 10 marzo, sarà dedicata alle fotografie delle infrastrutture della Valle di Marco Introini, mentre a maggio gli architetti Parasite 2.0 costruiranno installazioni nel letto dell’Armella, un affluente del Tanaro, e l’artista Maria Chiara Calvani realizzerà un laboratorio con il coinvolgimento dei residenti. Il programma, triennale, prevede a corollario delle residenze, un ciclo d’incontri incentrati sulla consapevolezza ambientale e sulla cultura del paesaggio (prossimo ospite, sempre il 10 marzo, il progetto Atlas Bormida), con il quale Nasagonando si prefigge di testimoniare la vitalità che i territori periferici hanno rispetto ai centri di governo e ai circuiti accreditati della produzione culturale, grazie all’incontro tra gli artisti e le istanze locali.