A Roma per la conferenza dei presidenti dei Parlamenti europei, Nikos Vùtsis, alla guida del parlamento greco, ritiene prioritario per le scelte dell’Europa una «maggiore validazione democratica».

L’esponente di Syriza non nasconde quanto importante sia il tema del lavoro, nonostante il calo della disoccupazione registrato nell’ultimo anno: «Trecento mila giovani greci sono dovuti andare all’estero, ed è un’emorragia sociale ed economica enorme».

Di un possibile ritorno anticipato alle urne, inoltre, non vuole sentir parlare, «il governo non andrà a elezioni anticipate prima della fine della legislatura». Quanto ai sondaggi che darebbero in vantaggio i conservatori di Nuova democrazia Nikos Vùtsis si mostra cauto, soprattutto dopo i risultati in Europa e negli Stati Uniti.

Presidente, lei è a Roma per la conferenza dei presidenti dei Parlamenti europei, quali sono le priorità di questo incontro?

Sicuramente l’Europa. Ci vogliono degli approcci molto più radicali che vadano in profondità per quel riguarda i cambiamenti e la rifondazione dell’Unione europea che deve riuscire ad avere una maggiore validazione democratica. Un concetto che si è ristretto molto, ed è quasi scomparso, dalla coscienza dei cittadini europei.

Da una parte si chiede un’Europa a più velocità, dall’altra un’Europa sociale. Cosa ne pensa?

Innanzitutto ritengo positivo che si sia instaurata una collaborazione tra i paesi del Sud, anche tra primi ministri di diversi orientamenti politici ed ideologici. Lo slogan di un’Europa a cerchi concentrici o a maggiori o minori velocità, è agli antipodi della reale parità giuridica tra gli stati, della solidarietà, della coesione sociale e del cammino verso un’Europa politica.

I veri problemi sono quelli dell’agenda sociale, di un accordo sui problemi più importanti come quello migratorio e il rifiuto di un’austerità senza limiti. La Bce inoltre, dovrebbe funzionare come prestatore di ultima istanza per poter risolvere crisi economiche come quella greca, e non solo. Quella a più velocità e quella sociale, sono due strategie differenti e noi insistiamo sulla validità della seconda. Chi sostiene la prima, desidera, in realtà, che i deficit dei paesi del Sud diventino dei surplus per i paesi del nord.

Rimane aperta la questione delle trattative con i creditori sui progressi compiuti dalla Grecia. Ora si dice che potrebbero chiudersi ad aprile, lei cosa prevede?

L’accordo raggiunto nell’agosto del 2015 è stato un compromesso. Rispettiamo tutto quello su cui ci siamo accordati e cerchiamo, laddove vengano superati gli obiettivi, di utilizzare i surplus derivanti da entrate maggiori rispetto alle previsioni, per politiche sociali. Se oggi ci vengono richieste nuove misure, per questioni che erano già state chiuse nella prima valutazione, viene a crearsi un problema che è anche la causa del rinvio dell’accordo definitivo.

Ciò è dovuto ai contrasti tra il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e le istituzioni europee?

Esattamente, soprattutto su questioni come l’avanzo primario e la gestione del debito. La decisione dell’Eurogruppo di adottare una soluzione a costo zero per i conti pubblici senza ricadute sociali, è un accordo onesto, nei limiti, che permette di continuare e concludere nel 2018 il terzo programma di sostegno. In modo che non ce ne voglia un quarto. È questa la nostra battaglia, siamo dalla parte del giusto e della ragione, in un contesto di alleanze ora a noi più favorevole.

Quali sono gli interventi assolutamente necessari per affrontare problemi urgenti come quello della disoccupazione?

Sono perfettamente d’accordo, la disoccupazione è realmente il problema più importane. C’è una diminuzione che arriva al 3%, ma la percentuale complessiva rimane ancora molto elevata come quella della disoccupazione giovanile. Trecentomila giovani greci sono dovuti andare all’estero, ed è un’emorragia sociale ed economica enorme.

C’è anche il problema dei disoccupati a lungo termine con grosse ricadute sulle famiglie e sulla società. Il programma che è in via di preparazione con la Banca mondiale e che non peserà sui conti pubblici, sarà una risposta concreta per creare posti di lavoro nei prossimi due anni. Inoltre l’applicazione del Quantitative easing (Qe) anche per la Grecia, può creare un nuovo clima favorevole agli investimenti, in settori come l’energia e il turismo. Infine, tutti riconoscono che stiamo utilizzando al meglio i fondi europei.

Si legge spesso sulla stampa di un possibile ricorso anticipato alle urne. Nel frattempo, i sondaggi, darebbero in vantaggio il centrodestra di Nuova Democrazia. Cosa risponde la sinistra greca?

Nella strategia del governo non c’è il ricorso alle elezioni anticipate prima della fine della legislatura e prima della conclusione degli obblighi che abbiamo assunto con le elezioni di settembre 2015. È chiaro, quindi, che non faremo mosse a sorpresa. Il programma di sostegno economico alla Grecia deve concludersi – sostenendo la società – nell’agosto del 2018. Guardiamo i sondaggi con attenzione, ma è evidente che ovunque, in Europa e nel mondo, non riescono a cogliere realmente le intenzioni dei cittadini in forte difficoltà. Mostrano solo una tendenza.

Ovviamente ci poniamo degli interrogativi, ma voglio dire chiaramente che siamo interessati solo al rapporto del governo con la società, non certo a pressioni dell’opposizione – specie di centrodestra – che è “strozzata” dalle sue contraddizioni interne.