«Domenica si è aperta a Napoli la stagione della regolarità e della normalità. È la prima volta che le primarie non terminano in polemiche»: è stato il commento, ieri mattina, del segretario provinciale del Pd di Napoli, Sergio Costa. File ai gazebo in città e una sola macchia (un pacchetto di 43 schede in un seggio del Vomero con l’indicazione già apposta del segretario regionale), le consultazioni in Campania sembravano scorrere tranquille eppure ieri pomeriggio mancavano ancora i dati ufficiali, segno di fibrillazioni tra le fila dem.

A Napoli e provincia hanno votato in 54.773, 11.000 gli iscritti: il 51,4% ha scelto Nicola Zingaretti, Maurizio Martina si è fermato al 38,5%, Roberto Giachetti all’8,6%. Si votava anche per il segretario regionale: la vittoria è andata al sindaco di Poggiomarino Leo Annunziata, forte dell’appoggio del governatore campano Vincenzo De Luca, con il 55,4%; seconda piazza per Armida Filippelli con il 26,1% (ma a Napoli città conquista il primo posto) sostenuta da una parte della mozione Zingaretti.

A Salerno città sono andati ai gazebo in 5.500 (30 mila con la provincia): Martina, sostenuto da De Luca, ha ottenuto il 60% dei voti ma nell’hinterland il consenso è più basso, poco sopra il 50%. Il dato finale campano dovrebbe dare la vittoria a Zingaretti intorno al 55%, Martina tra il 35 e il 40, Giachetti tra il 10 e il 5%. Segretario regionale, Annunziata. Nelle primarie del 2017 avevano votato in 160 mila, domenica circa 150 mila (il calo localizzato nel salernitano).

I gazebo certificano lo scollamento tra l’elettorato e la dirigenza del partito, in particolare la dirigenza che si rifà al governatore. Infatti, poco più di un mese fa, hanno votato i circoli e il risultato è stato opposto: in Campania infatti ha vinto Martina con il 51% contro il 35,95% di Zingaretti. Nel feudo deluchiano di Salerno Martina ha sfiorato il 70%.

Il voto dei circoli ha allarmato le componenti dem che non vogliono la ricandidatura del presidente uscente alle prossime regionali del 2020. Mercoledì scorso Andrea Orlando, a Napoli per sostenere Zingaretti, aveva avvisato: «Non conviene a nessuno riportare il Pd al centro dell’attenzione per le primarie in Campania. Se si pensa di portare 4 o 400 voti in più per chiudere certi capitoli sbattendo poi il pugno sul tavolo, sarebbe il peggiore spot possibile per le regionali».

De Luca ha scelto il campo di Martina sia perché il figlio Piero è stato eletto in parlamento grazie al sostegno renziano ma anche per rendere evidente la prova di forza, che è fallita con l’elettorato di opinione, soprattutto a Napoli. Dal partito c’è chi assicura che osservatori in incognito, mandati anche da Roma, hanno vigilato sulle urne. Così non si sono ripetuti quei picchi di voto a cui eravamo abituati a Salerno, dove ad esempio nelle primarie del 2017 Renzi aveva preso oltre l’80%. De Luca però è già pronto ad abbracciare il nuovo corso: «Si comincia a voltare pagina – ha commentato ieri – e si crea la possibilità di una svolta in Italia. Auguri a Zingaretti, il cui risultato netto dà autorevolezza al rinnovo della segreteria del Pd».

Marco Sarracino, responsabile Mezzogiorno della mozione Zingaretti, avverte: «Il successo di Nicola indica la voglia di cambiamento dell’elettorato di centrosinistra, che chiede discontinuità rispetto al gruppo dirigente nazionale e alle istituzioni campane. In regione ci vuole una verifica». Dal presidente del Pd napoletano Tommaso Ederoclite, vicino a Martina, arriva l’auspicio che si eviti la resa dei conti tra correnti per procedere verso il ricambio generazionale della classe dirigente locale.