Sala piena il 4 febbraio scorso per la cena di finanziamento de il manifesto organizzata a Napoli dal bimestrale Infinitimondi. L’appuntamento si è svolto in un martedì freddo e piovoso, all’ombra del carcere di Poggioreale. Un centinaio di sostenitori riuniti non in un semplice ristorante ma al Poggio, un’impresa sociale che ha fatto di un capannone industriale dismesso un’occasione di riscatto, in un quartiere delle periferia est dove da vent’anni si attende un progetto di sviluppo. Il padrone di casa, Sergio D’Angelo, ha ricordato le battaglie per difendere il Terzo settore dalla progressiva distruzione innescata dal definanziamento del governo a cavallo del 2010.

A Napoli tutto questo ha provocato macerie sociali, le coop del settore avevano provato a resistere con il movimento “Il welfare non è un lusso”, il manifesto seguì la loro battaglia e adesso è ancora tempo di ricostruire il tessuto sociale, riconnettere quartieri, riprogettare la città.
Alex Zanotelli ha fatto da filo conduttore tra le battaglie che ci hanno coinvolto negli ultimi decenni, dall’impegno nei quartieri popolari all’acqua pubblica, dai diritti dei migranti alle manifestazioni per uno sviluppo che rispetti il pianeta: lottare per fermare il saccheggio come strumento di giustizia sociale. Ai partecipanti Zanotelli ha consegnato una bottiglia di amaro: «È un regalo di Mimmo Lucano e lo do a voi, così possiamo idealmente brindare a lui e alla sua battaglia per i migranti a Riace».

Tanti gli amici de il manifesto, rimasti legati alla storia del gruppo che fondò la rivista. Tra i compagni storici Massimo Anselmo e Nino Ferraiulo. E ancora Iaia De Marco, Costanza Boccardi, Arturo Scotto, Sirio Conte, il poeta Mimmo Grasso con una nutrita delegazione dai Campi Flegrei. Così i tavoli venivano attraversati dai ricordi delle lotte in fabbrica, prima in Alfa Sud e poi alla Fiat. Gli anni Settanta con la sede del Manifesto al Museo, gli scontri con i neofascisti che si riunivano nella Berta, in via Foria, sotto le insegne dell’Msi.

Le prime elezioni vinte dal Pci nel 1975 con Maurizio Valenzi sindaco di Napoli. Vittorio Vasquez entrò in Consiglio comunale con il Pdup. C’era anche lui al Poggio e, come Sergio D’Angelo, ha dovuto subire le ironiche provocazioni di Rosario Stornaiuolo, presidente irrefrenabile di Federconsumatori. La direttrice Norma Rangeri ha invitato la sala a cercare nei cassetti di casa: l’anno prossimo si festeggiano i cinquant’anni del quotidiano, è tempo per una mostra collettiva, partecipata, con documenti e immagini.

Fotografie, magliette come l’indimenticata “gatto comunista”, ma anche timbri, tra i presenti infatti c’era chi aveva organizzato il concerto “Oltre il ghetto” del 1995 al Palapartenope: un megaraduno organizzato dal Forum antirazzista della Campania, il manifesto, l’arcivescovo di Caserta Raffaele Nogaro con Serena Dandini, Paolo Rossi, Gianna Nannini, lo scopo raccogliere fondi per alloggi e servizi ai migranti insediati a Villa Literno. Incasso 90 milioni di lire.

E ancora in sala c’era Leandro Limoccia, presidente del Collegamento campano contro le camorre. Con l’associazione Cantiere città dal basso e Libera nel 2014 a Portici sono riusciti a restituire alla cittadinanza Villa Fernandes, strappata alla criminalità organizzata dopo una battaglia durata 12 anni. La cena è andata avanti tra fritture, pizze, pasta e patate, il vino prodotto dal vigneto della tenuta che è un altro progetto sociale. È stata l’occasione per incontrare Norma, raccontarsi al quotidiano che da cinquant’anni, a sua volta, li racconta.