La commissione elettorale di Napoli è ancora alle prese con la verifica dei documenti: per adesso dei 12 candidati sindaci, tre (Paolo Prudente, Raffaele Bruno, Antonio del Piano) sono stati depennati con le relative formazioni.

Va male anche agli aspiranti consiglieri comunali.

Le liste di appoggio al sindaco uscente, Luigi de Magistris, ricusate per irregolarità sono quattro: le due di ispirazione meridionalista Mo! e Partito del Sud; Per Napoli formata dai sostenitori di Umberto Ranieri, che hanno abbandonato il Pd in polemica con la gestione delle primarie; Solo Napoli che ha come capolista il vicesindaco Raffale Del Giudice. Falcidiate le municipalità: fuori da tutti i parlamentini la civica Ce simme sfastriate; De Magistris sindaco perde quattro zone (III, IV, VI e VIII) cioè una buona fetta del centro storico e Chiaiano; Dema la VI, VII e VIII municipalità cioè l’area est e nord; la lista dei moderati La Città la II municipalità e Fuorigrotta-Bagnoli; Bene Comune perde la II; Napoli in comune la IV.

Sono già pronti gli avvocati con i ricorsi al Tar. In particolare, Del Giudice precisa: «Solo Napoli ha presentato tutte le liste dei propri candidati in regola, senza alcuna omissione o irregolarità» però parte delle documentazione è stata protocollata dieci minuti oltre il termine. Il sindaco ieri ha ammesso: «Bisogna stare un po’ più attenti perché la democrazia è fatta anche di forma».

Il proliferare di liste civiche e le norme più stringenti, inclusa la documentazione richiesta per la legge Severino, hanno fatto saltare il banco.

Mentre i candidati sono fermi al palo, prosegue lo scontro tra Lettieri, de Magistris, Pd e Renzi.

Il primo minaccia di mandare in procura un dossier sul fratello del sindaco, Claudio, e le sue attività da organizzatore di spettacoli; de Magistris chiede chiarimenti sulle attività imprenditoriali di Lettieri e tiene alti i toni verso il premier in vista di una futura sfida nazionale, ma tra cinque anni: «Voglio fare il sindaco fino al 2021».

Nel campo del centrosinistra i nervi sono tesi.

Per adesso fuori gioco sono finite due compagini minori (Pri-Pli e Lega Ausonia). I problemi grossi in casa Pd sono nelle municipalità: le liste dem sono state ricusate a Ponticelli-Barra-San Giovanni (il quartiere degli euro distribuiti ai seggi durante le primarie) e Fuorigrotta-Bagnoli, cioè l’area oggetto del braccio di ferro tra governo e sindaco, commissariata con lo Sblocca Italia.

«L’incredibile caos delle liste è il segno di un più generale problema che riguarda i partiti e la città: anche la politica è una competenza» scrive su facebook Antonio Bassolino.

Gli ostacoli sono aumentati con la lotta alle presidenze dei parlamentini, uno scontro andato avanti fino alla mattina in cui andavano presentate le liste, rendendo poi caotica l’organizzazione dei documenti.

Voci di dentro raccontano che siano arrivati i rinforzi da Roma per salvare almeno altre tre municipalità a rischio, con integrazioni alla documentazione. C’è persino chi racconta di un filo diretto tra il Pd nazionale e la prefettura per salvare il salvabile.

La candidata sindaco, Valeria Valente, annuncia ricorso al Tar e aggiunge: «L’esclusione di tante liste è un grave problema per la politica che chiama in causa tutti. Nessuno può dire: io non c’entro, è colpa solo degli altri».

Ma dal capogruppo dem in regione, Tommaso Casillo, arriva una stroncatura: «Non capisco cos’altro aspetti, il gruppo dirigente, per trarre le conclusioni di un fallimento totale del partito a Napoli e in provincia».

Problemi anche a destra.

Gianni Lettieri potrebbe perdere la Democrazia Cristiana, il Partito Pensionati, Camminiamo Insieme ma, soprattutto, Fare città che è la civica direttamente riconducibile a lui.

«È una confusione totale», commenta Lettieri, anche lui ricorrerà al Tar.