Niente combat folk al corteo di ieri pomeriggio a Napoli, organizzato dal movimento disoccupati 7 Novembre con l’adesione del Si cobas, solo i Rage against the machine. Il Comitato per l’ordine e la sicurezza cittadino si è riunito venerdì per decidere le modalità di applicazione della direttiva Lamorgese: proteste off limits a via Toledo tra largo Berlinguer e piazza Trieste e Trento, a via Chiaia, sul lungomare e zona Decumani. Rispetto alle proteste previste ieri, la decisione è stata: i No green pass (un centinaio) hanno sfilato da piazza Cavour a piazza Dante, quelli senza mascherina sono stati identificati dalle forze dell’ordine. Per disoccupati, precari e sindacato di base era stato deciso niente corteo ma sit in a piazza Garibaldi o a piazza del Plebiscito. La trattativa è proseguita fino a ieri pomeriggio, quando è arrivata l’autorizzazione a manifestare per le vie del centro.

Si sono mossi da piazza Garibaldi in oltre 2mila: con i 7 Novembre il laboratorio politico Iskra, Potere al popolo, studenti, migranti, dalla Val di Susa l’attivista No Tav Nicoletta Dosio, esponenti del Movimento per la casa di Roma, lavoratori in lotta da Modena e Piacenza. Perché è stata convocata la manifestazione lo ha spiegato Adriana del laboratorio Iskra: «La repressione continua a colpire chi si batte per i propri diritti, è necessario rompere l’isolamento politico. E neppure vogliamo che siano proletari, sottoproletari, studenti a pagare la crisi. Se il problema è la pandemia allora accesso alla Sanità pubblica per tutti e ambienti di lavoro sicuri. Sì al vaccino per tutti ma siamo contrari al green pass come strumento di distrazione di massa».

Alcuni esponenti del movimento 7 Novembre sono stati indagati dalla procura di Napoli per associazione a delinquere: «Sono sette anni che manifestiamo in una città dove le politiche per il lavoro sono assenti da almeno trent’anni – spiega Eduardo Sorge -. Se la lotta per il salario è un’estorsione, allora è un disegno criminoso che continueremo a portare avanti». La repressione può assumere molte forme: «Abbiamo avuto centinaia di multe per violazione delle norme anti Covid – prosegue -, durante la prima ondata si poteva lavorare nei magazzini della grande distribuzione oltre le 22 ma non scioperare. Si criminalizza il reddito di cittadinanza ma nessuno si indigna per le aziende che utilizzano in modo improprio la cassa integrazione a danno dello Stato. Fogli di via per le lotte nel settore della logistica, multe, decreti penali di condanna, una marea di denunce e processi per qualche invasione di ufficio. E adesso lo stop alle manifestazioni. Non smetteremo mai di pretendere risposte».

Tnt Fedex di Piacenza, un lavoratore denuncia: «A gennaio e febbraio abbiamo lottato contro licenziamenti e condizioni insostenibili: buste paga in bianco, stipendi da 6, 700 euro in parte in nero, lavoratori migranti assunti col sistema del caporalato. La risposta sono state 29 misure cautelari, 2 colleghi agli arresti domiciliari, procedure di revoca del permesso di soggiorno». Ad aprire il corteo le immagini degli esponenti del fronte padronale, «l’associazione a delinquere sono loro» recitano i cartelli: il premier Mario Draghi, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e la presidente della Bce Christine Lagarde.

Ma anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil giudicati arrendevoli con governo e imprese: «Siamo quelli che scioperavano per chiedere i dispositivi di sicurezza quando ci dicevano che andava tutto bene, lavoratori considerati carne da macello mentre il virus circolava. Non abbiamo mai creduto né a chi banalizza il Covid né a chi lo sfrutta per la stretta repressiva, il governo vuole solo massimizzare i profitti dei padroni utilizzando la crisi sanitaria per comprimere i diritti dei lavoratori e dei precari. La causa della pandemia è tutta all’interno del modo di produzione capitalistico, è il sistema capitalistico».

Il corteo ha fatto tappa davanti alla questura con tanto di fuochi pirotecnici, passaggio da piazza Municipio, deviazione verso il porto e risalita verso piazza Plebiscito seguendo le prescrizioni del Viminale causa Covid. Due passi più il là, a via Toledo, la calca del pomeriggio di shopping.