A Mosul ovest è stato un massacro: la liberazione della seconda città irachena dal giogo dell’Isis è costata la vita a 11mila civili, a cui ne vanno aggiunti 4mila seppelliti nelle fosse comuni intorno la città e altre centinaia – ancora difficili da quantificare – sotto le macerie dei quartieri devastati.

Da luglio, quando Baghdad ne annunciò la liberazione, le ricerche vanno avanti a rilento. Ed emergono i corpi, spesso decine nello stesso luogo, indice di bombardamenti aerei.

Un bilancio che supererebbe i 15mila morti, lontanissimi da quelli finora calcolati dal primo ministro iracheno al-Abadi che all’Ap – che ha utilizzato per il proprio rapporto 9.606 referti degli obitori di Mosul e quelli dell’ong Airwars – ha parlato di 1.260 vittime. Lontani anche da quelli che la coalizione Usa si auto-attribuisce: 326 morti.

Il bilancio è dieci volte più grande, calcola l’Ap: la coalizione e l’esercito iracheno sono responsabili di almeno 3.200 vittime tra ottobre 2016 e luglio 2017 (con casi eclatanti come la distruzione di un intero palazzo che costò la vita a 105 persone, per uccidere due cecchini dell’Isis); gli altri di scontri a terra, cecchini e campi minati islamisti, esecuzioni sul posto da parte dei miliziani Isis.

Una battaglia brutale che fa temere per il futuro della città, per la sua tenuta sociale: «È stato il più grande assalto ad una città da due generazioni. In migliaia sono morti», dice Chris Woods, presidente di Airwars, ong indipendente che da anni monitora quelli che i governi chiamano «danni collaterali».

I dubbi che accompagnarono quell’offensiva riemergono: stanare gli islamisti a Mosul ovest, città antica, fatta di vicoli stretti e palazzi arroccati uno sull’altro, non poteva che tradursi in un massacro. Presto dimenticato: nessuno, né a Baghdad né a Washington ha sentito il bisogno prima di modificare la strategia militare e poi di aprire inchieste serie.

Gli Usa dicono di non avere risorse a sufficienza. Alle domande dell’Ap ha risposto il portavoce della coalizione, il colonnello Thomas Veale: «Semplicemente irresponsabile criticare per vittime accidentali della guerra della coalizione contro l’Isis».