Continua il braccio di ferro tra l’amministrazione del comune di Mosca e l’opposizione. Anche ieri, come già sabato scorso in piazza Pushkin e in altre zone del centro cittadino, si sono concentrate alcune migliaia di attivisti e giovani per protestare contro la mancata ammissione di 57 candidati anti-Putin alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale del prossimo 8 settembre.

Al posto di concentrarsi in un’unica zona (anche se era previsto un ritrovo ufficiale a piazza della Lybianka dove ha sede l’Fsb, i servizi segreti russi) i dimostranti hanno preferito adire alla tattica più flessibile dei presidi volanti in varie zone della città per rendere l’azione della polizia meno effettiva.

Presidi e blocchi del traffico sono avvenuti vicino alla Biblioteca Lenin, nei pressi della fermata del metrò Barrikandnaya e Okhotny Ryad mentre sul Strastny Boulevard è stato improvvisato un corteo.

Tuttavia, dopo gli oltre mille fermi del sabato precedente, sono stati ancora una volta centinaia i fermi. Secondo quanto informano i corrispondenti del portale opposizione Meduza, le persone fermate sarebbero state oltre 600. Tra quelle portate nei vari commissariati di zona ci sono il direttore del consiglio per i diritti dell’uomo Igor Kalyanin e i corrispondenti del telecanale Dozd e dei quotidiani Vedomosti e Snova.

Il pugno di ferro e le intimidazioni sembrano aver ottenuto il risultato di indebolire la partecipazione alle manifestazioni anche se le più grandi dimostrazioni si attendono per il prossimo fine settimana. Degli oltre mille fermati di sabato scorso oltre cento non sono stati ancora rilasciati, oltre 50 dovranno pagare multe tra i 50 e i 1.500 euro e per otto di questi si prospettano processi penali per resistenza a pubblico ufficiale che potrebbero costar loro condanne dai due ai dieci anni di reclusione senza condizionale.

Ieri mattina è stata arrestata, appena uscita dal quartier generale della sua campagna elettorale e mentre cercava di raggiungere la manifestazione, Ljubov Sobol, l’unica leader delle proteste ormai a piede libero oltre che in sciopero della fame da 20 giorni. Sobol, molto vicina al leader di opposizione Alexey Navalny, è tra i candidati al consiglio comunale moscovita esclusi dalla registrazione.

Tutti gli altri candidati e attivisti più in vista come Olja Zdanov, Julya Galyamina, Dmitry Gudkov e Ilya Yashin continuano a essere per ora reclusi nelle guardine dei commissariati di zona, come del resto lo stesso Navalny che resterà agli arresti almeno per altri 25 giorni.

Per lui però si preparano giorni ancora difficili. Il comitato investigativo della Federazione russa ha avviato un procedimento penale relativo al finanziamento del «Fondo» creato nel 2011 proprio dal leader liberal-populista.

Secondo il rappresentante ufficiale del dipartimento di giustizia, Svetlana Petrenko, dal gennaio 2016 al dicembre 2018, persone legate al Fondo di Navalny avrebbero ricevuto «grandi quantità di denaro in rubli e valuta estera attraverso mezzi illegali».

Il Fondo avrebbe anche promosso attività di riciclaggio di denaro depositando su conti di diverse banche tramite sportelli bancomat a Mosca, grandi quantità di denaro (si parla di circa un miliardo di rubli, poco meno di 50 milioni di euro).

Accuse gravi che potrebbero condannare Navalny ad alcuni anni di reclusione e che lo escluderebbero definitivamente dalla vita politica. Anche per questo tra i suoi sostenitori si è convinti che si tratti di una montatura costruita ad arte dai servizi segreti senza indizi né prove.