Da Cervia a Monselice il gruppo attraversa la bassa, prima delle giornate fatidiche, a cronometro e in montagna, che l’attendono nel fine settimana.

Si attraversa il polesine, terra di lotte bracciantili, la culla del movimento socialista. Una fitta trama di leghe, cooperative, camere del lavoro e comuni rossi. Una civiltà edificata dentro e contro lo Stato appena unificato, per distruggere la quale lorsignori le provarono tutte, fino a trovare la carta vincente del fascismo. Le camicie nere si abbatterono con furia sulle organizzazioni operaie e i loro capi.

Tra di essi la vittima più illustre fu Matteotti, il cui luogo natale, Fratta, il gruppo oggi sfiora. Ci fa compagnia Stefano Caretti, che di Matteotti è studioso e custode della memoria.

Di Matteotti si parla spesso a proposito del “caso” che portò alla sua uccisione. Ma Matteotti fu, in vita, grande oratore, grande organizzatore e combattente, e fine teorico. Il suo pacifismo nel corso della prima guerra mondiale lo distinse – lui come la gran parte dei socialisti italiani – da gran parte del riformismo europeo, e questa sua posizione gli fu poi riconosciuta in tutto il continente.

“Le spoglie di Matteotti – ci ricorda Stefano – riposano nel cimitero di Fratta, in un sarcofago di marmo donato dagli operai socialisti belgi con una sottoscrizione”. Ma il Prof. ha da raccontarci un altro aneddoto, legato al mondo del ciclismo. Fu infatti, forse, uno degli ultimi a vedere Fausto Coppi pedalare in bicicletta.

“L’altra immagine indelebile è l’ultimo anno di Fausto Coppi. Abitavamo a Pavia e in macchina verso Casteggio vedemmo Fausto che si allenava da solo. Ci sbracciammo tutti dal finestrino per incitarlo e ricordo il suo sorriso”. Si stava preparando, ormai quasi quarantenne, per la stagione che avrebbe corso nella squadra allestita per lui da Bartali, poi la spedizione di caccia in Africa, la malaria ed il tramonto prematuro dell’Airone.

Prima dell’arrivo il percorso prevede due dentelli arcigni, che Sagan vorrebbe sfruttare per castigare un po’ le gambe di Démare, ché in una volata pura non ci sarebbe storia.

L’opera riesce a metà, perché sul primo strappo i suoi tirano il collo al francese e lo staccano; ma sul secondo avviene l’imprevisto: sono gli uomini di classifica a provare qualche scatto, e chi ne fa le spese è proprio lo slovacco. Si presenta quindi sullo stradone in vista del traguardo un gruppo ristretto, dove è presente Diego Ulissi. In questo genere di arrivi il toscano qui non ha rivali, imposta bene la volata e trionfa e braccia alzate.