L’ultima trovata della Lega al Consiglio regionale in Lombardia: stanziare 50 mila euro per creare un «call center anti-gender». È un altro tassello della narrazione tossica sulla quale l’estrema destra cattolica, insieme al fronte che preme per la privatizzazione della scuola pubblica e la sua riduzione a istituzione confessionale insiste da tempo. Le armi sono le stesse: istigare al sospetto, creare la caccia alle streghe, inventarsi un nemico: l’«ideologia gender», una categoria inesistente che minaccia l’educazione dei bambini nelle scuole. La proposta è stata presentata con un emendamento, firmato dal capogruppo leghista in consiglio Massimiliano Romeo, al bilancio 2016-2018. I 50 mila euro dovrebbero essere assegnati all’assessorato «culture,identità e autonomie» che realizzerà un numero verde attivo 24 ore su 24. Secondo il capogruppo leghista il governatore Maroni avrebbe accettato la proposta alla manifestazione targata Expo «Nutrire la famiglia per nutrire il pianeta» tenuta a Milano, un incontro diventato celebre perché organizzato da un’associazione che considera l’omosessualità una malattia da curare. Tra il pubblico c’era anche un sacerdote a processo per violenza sessuale su minori, don Mauro Inzoli. Le opposizioni accusano i leghisti di creare un «call center per le delazioni». La Flc-Cgil di «sperpero di soldi pubblici in iniziative di pura propaganda». 50 mila euro potrebbero essere investiti in maniera certamente più proficua per creare lavoro. L’Arci si appella alla ministra dell’Istruzione Stefania Giannini per bloccare l’iniziativa e vigilare su una scuola laica e pluralista.