«La proprietà privata è sacra», ha twittato il ministro dell’interno Matteo Salvini per lanciare la sua direttiva in materia di sgomberi, mentre nel cosiddetto «decreto sicurezza» si prevede una stretta penale verso occupazioni e conflitto sociale. È evidente che si apre una stagione difficile per gli spazi sociali basati sulla riappropriazione di beni abbandonati, pubblici o privati.

L’ORGANIZZAZIONE Fuorimercato – Autogestione in movimento che si sta costruendo, ha messo al centro della propria riflessione la questione della «difesa del mutualismo», con la scrittura in progress del Manifesto per i diritti del mutualismo, che continuerà nell’assemblea nazionale tra il 28 e il 30 settembre alla fabbrica recuperata Rimaflow. In ogni provincia ci sono spazi sociali e luoghi della politica alternativa a rischio.

Queste esperienze – e le molte altre che esistono nel nostro paese e in Europa – hanno in comune alcune elementi: sono spazi recuperati nei quali riappropriazione sociale, autogestione e forme di mutualismo sono allo stesso tempo strumenti del conflitto e sperimentazioni di alternative concrete; sono esperienze che cercano di praticare il conflitto sociale, infine cercano di porre la questione dei beni comuni, o beni sociali, provando a spezzare la coazione a ripetere neoliberale che semplicemente considera gli spazi vuoti come luoghi di cui disfarsi o da valorizzare per fare cassa.

QUESTE ESPERIENZE mettono in pratica discussioni collettive con l’obiettivo di fare tutto quanto possibile per difendere l’esistenza di questi spazi, in quanto rappresentanti di spazi comuni nei quali sperimentare relazioni sociali sottratte al mercato e contro questo.

Difenderli nella consapevolezza comune che nessuno spazio deve essere abbandonato a sé stesso, che nessuna esperienza deve trovarsi sola. Queste esperienze, inoltre, devono darsi e raggiungere maggiori garanzie di stabilità e prospettive di sviluppo, senza sperare di vivere grazie a sostegni istituzionali o comunque esterni.

In ultimo, ed è la sfida che si trova di fronte Fuorimercato, è necessario organizzare il mutualismo, aumentare i nodi della rete di scambio e reciproco sostegno e rafforzamento. Darsi uno strumento democratico che faccia funzionare lo scambio culturale e di auto-produzioni, che si dia momenti di formazione e campagne politico-sociali per sostenere i punti alti del conflitto.

QUESTO DEVE CONFRONTARSI con le sfide che vengono poste dalla presenza al governo di tradizioni politiche reazionarie e autoritarie: garantire un buon funzionamento dell’autogestione e delle reti mutualistiche rafforza qualsiasi pratica di opposizione politica e sociale, allo stesso tempo provando a garantire spazi di ricovero alle vittime di queste politiche, siano esse migranti o rifugiate/, donne vittime delle violenza, lavoratrici e lavoratori precarizzati e messi ai margini da qualsiasi possibilità di lavoro e reddito.