«Era una notte buia e tempestosa…». È il famoso incipit del romanzo che Snoopy, il bracchetto di Charlie Brown, propone insistentemente a vari editori, ricevendone solo rifiuti. Una volta, questa era la strada usuale per tentare di pubblicare un proprio libro: armarsi di santa pazienza e inviare il proprio manoscritto a varie case editrici, sperando che fosse preso in considerazione. Oggi le cose sembrano cambiate radicalmente grazie all’avvento del web. E non soltanto perché la rete permette livelli di autoproduzione sconosciuti prima – sono tanti i siti che consentono a chiunque di pubblicare on line il proprio libro – ma soprattutto perché, attraverso la rete, si può anche arrivare alla tanto agognata pubblicazione cartacea della propria creatura di parole presso un vero editore.

Del resto, se è possibile farsi conoscere e conquistare anche il successo come intrattenitore o videomaker o ancora musicista tramite internet, perché non si dovrebbe poter fare lo stesso come scrittore? Inoltre, se, come si diceva una volta, «il mezzo è il messaggio», potrebbe risultare davvero interessante, oltre che riservare delle sorprese, interrogarsi su quanto e in che modo il web influisca sulla struttura testuale, semantica, lessicale nella stesura di un romanzo oltre che nella sua diffusione e fruizione. E ancora su quanto la comunità in rete agisca su di un testo letterario non solo come insieme di semplici fruitori ma contribuendo in qualche modo alla sua stesura grazie a idee, discussioni, interventi, che non inficiano la paternità letteraria dell’opera ma possono offrire allo scrittore spunti, visioni, nuove direzioni di marcia oppure inventando e praticando forme inusuali a livello di diffusione e promozione.

Questioni, queste, che si affacciano alla mente nel caso di due libri usciti di recente e che presentano entrambi un legame, seppur diverso nei due casi, con il web. Si tratta di Over. Un’overdose di te scritto da Sabrynex ed uscito preso un editore importante come Rizzoli (pp. 420, euro 16) e di Vodka&Inferno. La morte fidanzata di Penelope delle Colonne, pubblicato invece da una giovane e piccola casa editrice, Milena edizioni (pp. 510, euro 19,90).

Nel primo caso sembra quasi di trovarsi di fronte a una sorta di american dream di casa nostra. Sabrina Efionay, è una diciassettenne di origini nigeriane, è nata a Castelvolturno dove frequenta il liceo artistico e ha iniziato, qualche tempo fa, a pubblicare, con il nickname di Sabrynex appunto, su Wattpad, una piattaforma web dedicata alla scrittura, il suo romanzo.

Il successo on line è stato clamoroso: in pochi mesi è diventata un caso con oltre due milioni di contatti. Da qui l’interessamento dell’editore milanese che si è assicurato la pubblicazione del libro. Sabrina ha trascorso la sua vita tra Scampia, il noto quartiere di Napoli, e Castelvolturno ma ambienta la travolgente storia d’amore tra Cher e Hunter, due ragazzi all’ultimo anno di scuola, a Londra. Una Londra inconsueta, lontana dagli stereotipi.

La storia si svolge soprattutto nelle periferie, tra gare automobilistiche e combattimenti clandestini, droga, sesso e alcool. Rimarchevole lo scavo interiore dei due personaggi principali, entrambi pur così giovani segnati da precedenti esperienze drammatiche, e il contrasto che si instaura tra l’esterno, l’ambiente attorno e la realtà dei sentimenti di amore e di amicizia che investono l’animo dei protagonisti.
Tra dramma, passione e scene di sesso, raccontate in maniera realistica ma estremamente delicata, si sviluppa una storia caratterizzata da vari momenti di suspence ed emerge, soprattutto, la visione del mondo di una generazione spesso più simile alla gioventù bruciata degli anni Cinquanta che a quelle che si sono succedute: sessantottini, yuppies, nerds e così via.

Completamente diversa è l’origine di Vodka&Inferno. Penelope delle Colonne – nom de plume dietro cui si cela una giovane laureata in Filologia moderna – confessa di aver pensato al romanzo da molto tempo. Un incontro casuale con un’altra ragazza la spinge a realizzare prima di tutto un gioco di ruolo in rete. I personaggi immaginati iniziano così a vivere la loro vita prima sul web e solo dopo il successo on line – il forum che ospita il gdr Vodka&Inferno è arrivato a contare oltre diciannove visite – si è aperta per loro la strada della pagina scritta.
Tutto ciò ha fatto sì che si costituisse nei riguardi della saga creata dalla giovane napoletana – Penelope delle Colonne è nata e vive, come per un periodo Sabrynex, nella periferia partenopea – una vera e propria comunità di aficionados, circa trentaquattromila fan su Facebook. Una comunità estremamente attiva su internet nel discutere e promuovere il libro attraverso booktrailer, interventi vari, siti ad hoc.

Se Over risponde pienamente alle regole del genere di appartenenza, quel NewAdult caratterizzato da una storia d’amore tra una brava ragazza e un lui bello e dannato, diverso è il discorso a proposito di Vodka&Inferno che invece si propone come fortemente innovativo rispetto alle norme del gotico, a cui pure appartiene a pieno titolo. La storia, ambientata tra Venezia e la Russia verso la fine dell’Ottocento, vede come protagonisti una famiglia di vampiri. Ma l’autrice è riuscita a dare nuova linfa a una figura così usuale nella narrativa di genere sia mettendone a nudo l’aspetto interiore – tra follia, paure, amori intensi etero e omosessuali, voglie di rivalsa – sia sviluppandone il forte impatto simbolico a livello sociologico.

A questo proposito ritorna in mente un’interpretazione del vampiro, proposta da Franco Moretti un po’ d’anni fa, come simbolo del capitalista emergente sulla scena sociale di fine Ottocento. Il tema del denaro, infatti, è centrale nella vicenda: i nosferatu della famiglia Mickalov si impossesseranno di una fabbrica di vodka, lanciando sul mercato un nuovo prodotto, quella Vodka&Inferno che dà il titolo all’intera saga.
Oltre ai non morti, ci sono poi tutta una serie di figure davvero indimenticabili, a iniziare da Frattaglia che da ladro di cadaveri si trasformerà nel valletto e nell’innamorato pazzo di Viktor Mickalov, per continuare con la misteriosa figura del Dottore della Peste o con il creatore di balocchi e carillon Gaspare Fausto Mallardo o, ancora, con l’antico non morto Marcabrù. Il tutto immerso in un’atmosfera tetra, decadente ma infestata di passione che, soprattutto nelle pagine dedicate a Venezia, ma non solo, non può non far pensare a Thomas Mann.

Del resto, quello che più sorprende in ciò che si annuncia come il primo capitolo di una lunga saga è proprio la capacità di scrittura di Penelope delle Colonne. Una scrittura colta e raffinata, densa di allitterazioni, anafore, citazioni e rimandi eppure assolutamente congeniale alla storia narrata, in grado, oltre tutto, di mantenere sempre altissima la tensione e la suspence, ma al contempo capace di svelare, a chi è interessato, i diversi e più profondi livelli di lettura a cui Vodka&Inferno. La morte fidanzata si presta.