Arseni Yatseniuk, 39 anni, è il candidato premier ad interim del nuovo governo di unità nazionale, proposto dal «consiglio di Maidan», una sorta di comitato che ha stabilito un decalogo per la formazione del nuovo governo, imponendosi sulle forze dell’opposizione a Yanukovich. Yatseniuk fa parte di «Patria» il partito di Tymoshenko e ha già ricoperto ruoli di governo e non solo (ministro dell’Economia, ministro degli Esteri, presidente del parlamento e vice presidente della Banca centrale). Alcune caratteristiche di questa proposta indicano nuovi sentieri politici per l’Ucraina del dopo Yanukovich: Yatseniuk è da considerarsi un uomo gradito agli Usa (fu suggerito dalla Nuland, autrice della gaffe anti Eu), è di origine ebraiche ed è stato ministro dell’economia della Crimea, la zona che al momento costituisce un potenziale luogo di secessione. La sua designazione era già stata proposta, nel mezzo della crisi, dall’ex presidente Yanukovich, ma Yatseniuk aveva rifiutato. Il percorso che dovrebbe portare l’Ucraina ad avere un nuovo governo (annunciato per oggi) è stato rallentato dalle richieste di «Majdan»: un comitato di piazza, gestito da chi ha condotto la battaglia militare contro Yanukovich, ha stabilito un decalogo che blinda la formazione del nuovo esecutivo. Tra le regole che dovrebbero salvaguardare il nuovo governo da rischi di «derive Yanukovich», la richiesta che i nuovi ministri non siano compresi tra le cento persone più ricche del paese ed esclude chi abbia già fatto parte dei precedenti esecutivi firmati Yanukovich. Sarà un governo che dovrà durare poco: fino alle elezioni presidenziali del 25 maggio, ma che fa saltare la candidatura di Poroshenko, il re del cioccolato.
L’oligarca – dato come candidato ieri – è stato parte del governo Azarov nel 2012, da marzo a dicembre, ed era già stato a capo della Banca Nazionale. Poroshenko ha provato a giocare le sue carte: ha promesso che avrebbe ripagato di tasca propria le strade distrutte e lo stadio calcistico della Dinamo.
Anche l’attuale presidente ad interim Turchynov, nonché capo delle forze armate, sarà in difficoltà. Del resto proprio lui, subito dopo la cacciata di Yanukovich, aveva chiesto alla piazza di smobilitare. A questo punto Settore Destro e Svoboda non sembrano porsi più come potenziali alleati, quanto come giudici del nuovo esecutivo, chiedendo parecchio, in cambio dello sforzo prodotto nelle battaglie per le strade di Kiev. L’opposizione, come era già emerso, è più che mai divisa.
Nel frattempo ieri è giunta la notizia secondo la quale la Russia avrebbe allertato le proprie truppe, mentre in Crimea i filo russi occupavano le strade e le piazze. Mosca su ordine di Putin, ha mosso le proprie truppe al confine occidentale della Russia. Si tratta di un chiaro segnale di interesse per quanto sta accadendo in Ucraina, ma Kiev, del resto, sa bene che Mosca ha circa 30mila uomini di stanza sul Mar Nero: la mossa di Putin dunque è simbolica, perché se volesse muovere i propri uomini, basterebbe un cenno. Non a caso Mosca – attraverso le parole del ministro della difesa – ha tenuto a precisare che «queste manovre possono svolgersi vicino ai confini della Russia con gli altri Stati, tra i quali può capitare anche l’Ucraina». La mossa prevede l’impiego di 150 mila uomini, 90 aerei, 120 elicotteri, 880 carri armati, oltre 1200 mezzi e 8 navi militari.
A Mosca interessa quanto sta accadendo in Crimea, dove ieri a Sinferopoli ci sono state manifestazioni filo russe, cui hanno risposto i tatari: il risultato è stato di un morto per infarto, ma le manifestazioni la dicono lunga sul clima che si respira nella penisola. Secondo quanto riferito dal ministro della difesa Sergei Shoigu «seguiamo attentamente ciò che capita in Crimea e tutto quello che succede intorno alla flotta del Mar Nero». Shoigu ha specificato che le manovre andranno avanti fino al 3 marzo e coinvolgeranno anche unità militari in zone centrali del paese. D’altro canto dal 2012 Putin, che al momento non si è ancora espresso pubblicamente sul dopo Yanukovich, non è nuovo a esercitazioni militari improvvise. Ma naturalmente, dato quanto sta accadendo ad un tiro di schioppo da Mosca, l’attenzione è massima. Dopo i blindati a Sebastopoli la Russia entra dunque in scena nel panorama geopolitico ucraino ma non poteva essere diversamente e la sua decisione di procedere a smuovere le truppe, ha trovato subito una reazione da parte britannica. Philip Hammon segretario della difesa di Londra ha detto che il governo inglese sta osservando l’evoluzione e ha invitato la Russia a non intervenire.
La tensione in tutta l’Ucraina rimane alta, mentre Kiev era intenta a sciogliere il corpo speciale dei Berkut – i poliziotti antisommossa – il cui scioglimento è stato annunciato dal neoministro dell’Interno Arsen Avakov su Facebook.