Cosa vogliono i nazionalisti di Kiev? All’indomani delle giornate più sanguinose della recente storia dell’Ucraina indipendente, governo e opposizione si rimpallano la responsabilità di quanto è accaduto.
Le armi da fuoco hanno cominciato ad affiancare sampietrini e bottiglie molotov anche dietro le barricate degli oppositori a Yanukovich. Secondo l’Sbu, i temibili servizi di sicurezza, i manifestanti disporrebbero di 1500 tra pistole e fucili, razziate in caserme e commissariati. È guerra. E in molti ora si stanno chiedendo se non ci sia il rischio che i settori più radicali della protesta, spesso organizzati da gruppi e partiti di estrema destra, possano prendere il sopravvento su un movimento fin qui composito e molto articolato al proprio interno.
Secondo gli inviati dei media europei, a differenza di quanto accaduto nel 2004 quando la cosiddetta «rivoluzione arancione» aveva trovato una leadership forte intorno alla figura di Yulia Tymoshenko, quella che va sotto il nome di Euromaidan è una rivolta per molti versi acefala dove alla scarsa presa sull’opinione pubblica dei diversi esponenti dei partiti dell’opposizione, si accompagna il ruolo ambiguo e pericoloso giocato dalla destra radicale. Come ha sottolineato Piotr Smolar su Le Monde, raccontando come nei giorni scorsi uno dei leader delle proteste, l’ex pugile Vitali Klitschko, sia stato contestato duramente a Kiev, la «piazza» ha più volte preso il sopravvento.
Allo stesso modo, sul Guardian, Mary Dejevsky ha parlato di una situazione «potenzialmente rivoluzionaria», dove le violenze di strada rischiano di avere la meglio su ogni tipo di mediazione politica.
In questa situazione, sta emergendo il ruolo delle diverse anime dell’estrema destra. «Si tratta di gruppi minoritari sia nella società ucraina che nell’opposizione al governo di Yanukovich, ma che si sono conquistati un posto in prima fila sia negli scontri violenti che nell’occupazione di Maidan e di diversi edifici pubblici in varie parti del paese. Elettoralmente sono deboli e perciò si giocano il tutto per tutto puntando su una radicalizzazione del movimento e dello scontro», spiega Anton Shekhovtsov, uno dei maggiori studiosi del nazionalismo locale.
Inoltre, a differenza della maggior parte degli ucraini scesi in piazza contro Yanukovich negli ultimi mesi, l’estrema destra è poco o per nulla interessata a un avvicinamento del paese all’Unione europea.
Non lo sono certamente i neonazisti di Praviy Sektor (Settore destro), la cui guida è Dmytro Iaroch, un noto estremista proveniente dall’Est del paese, che allo Kyiv Post ha spiegato di essere pronto a morire piuttosto che ritirarsi da Maidan e di lottare per «una insurrezione armata di natura indipendentista».
Pravy Sektor
ha federato diversi gruppi dell’ultradestra nemici della Russia ma altrettanto dell’Europa, come gli skinheads di White Hammer, gli hooligans della Dinamo Kiev o il gruppo Tridente.
Quest’ultimo schieramento si rifà all’esperienza dell’«Esercito insurrezionale ucraino», anticomunista e antisemita, che negli anni Quaranta mise in piedi per qualche settimana un governo indipendente grazie al sostegno dei nazisti e che in seguito condusse una guerriglia estrema sia contro la Wermacht che contro l’Armata rossa.
Come non lo è Svoboda, nato alcuni anni fa – originariamente con la denominazione di Partito nazionalsocialista – e che oggi raccoglie il 10% dei consensi elettorali.
Formazione ipernazionalista e razzista, il leader del partito, Oleh Tyahnybok, un medico originario di Lvie, ha più volte sostenuto che il governo ucraino sarebbe controllato da una «mafia ebraica filo moscovita». Svoboda non è tenero con l’Europa.
Intervistato dal sito dei neofascisti di Forza Nuova, l’esponente del partito ucraino Andriy Voloshyn ha spiegato che: «Abbiamo supportato la ratifica di un eventuale accordo associativo con l’Ue solo per ’liberarci’ dagli standard di vita russi e dall’’occupazione’ russa. (…) L’Ue ha sicuramente aspetti positivi e negativi: quelli positivi sono soprattutto di natura economica, mentre quelli negativi sono rappresentati senz’altro dalle politiche di indebolimento delle istituzioni tradizionali come la gamiglia e la Chiesa, il consumismo, il multiculturalismo e l’immigrazione incontrollata».
Decisamente anti-russi, ma non per questo definibili come europeisti, sono anche i militanti di Splina Sprava (Causa comune), guidati dall’avvocato Oleksandr Danylyuk, noti per aver occupato per settimane diversi ministeri a Kiev.
Proprio Danylyuk ha spiegato in questi termini la situazione: «È impossibile controllare Maidan, perché lì tutto si decide nelle assemblee auto-organizzate da chi partecipa all’accampamento e alla lotta sulle barricate. Qualsiasi compromesso stabilito dai partiti deve passare al vaglio della piazza, dove noi nazionalisti siamo presenti in forze».