Oleg Synyehubov, capo dell’amministrazione militare della regione di Kharkiv, è diventato uno dei funzionari ucraini più in vista nelle ultime settimane. Il territorio che amministra è stato per mesi vessato dai bombardamenti e dagli attacchi via terra delle forze russe. Nel capoluogo i civili hanno vissuto per mesi sottoterra, nascosti nelle stazioni della metropolitana o in rifugi antiaerei improvvisati. Due settimane fa, tuttavia, Kharkiv è stata il teatro della vittoriosa controffensiva ucraina nell’est e i report di Synyehubov hanno accompagnato la narrazione delle riconquiste di Kiev fino a Izyum, quando la scoperta di fosse comuni scavate durante la guerra ha catturato l’attenzione di tutta la stampa mondiale. L’abbiamo incontrato venerdì, a margine della conferenza stampa sulla conclusione dei lavori di riesumazione, tenuta sotto la pioggia proprio di fronte alle fosse di Izyum.

Dopo il discorso di Putin sui referendum e la mobilitazione militare prevede che ci saranno cambiamenti anche nella regione di Kharkiv, si entrerà forse in una nuova fase delle ostilità lungo il fronte est?
Dal punto di vista operativo per noi non è cambiato nulla e comprendiamo perfettamente che neanche per quell’uomo (Putin) il rapporto con noi è cambiato: non ha abbandonato l’idea di occupare il nostro territorio e, anzi, dice di preparare nuove offensive. Il nostro compito in questo momento è lavorare per rafforzare la difesa della città e della regione di Kharkiv e di ogni luogo popolato che fino a poco tempo fa era occupato.

Se il referendum nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk (che sono confinanti con l’oblast di Kharkiv, ndr) dovesse confermare l’annessione alla Russia, per voi si tratterebbe di una nuova minaccia?

Io sono in carica a Kharkiv e posso parlare per la mia regione. Posso dire che qui un referendum non sarà mai, in nessun caso, possibile. Anche quelli che si terranno nelle altre regioni non hanno nessuna valenza, sono messe in scena, pagliacciate indette da Putin per affermare qualcosa che altrimenti non potrebbe dimostrare. In ogni caso, la situazione non può essere cambiata e non cambierà in seguito a nessuno pseudo-referendum i quali, sicuramente, per noi non avranno nessun valore legale, come per tutto i paesi civili.

Ora che la controffensiva si è spostata più a sud, verso il Donetsk, qual è la situazione qui a Kharkiv? Siete riusciti a liberare tutta la regione?
Abbiamo liberato la quasi totalità del nostro territorio regionale, soprattutto nel nord e nel nord-est. Secondo le nostre stime al momento la parte dell’oblast ancora in mano alle forze armate russe si aggira intorno al 6% del totale.

E avete paura che i russi attaccheranno di nuovo qui?
Assolutamente no. Siamo qui e combattiamo dal 24 di febbraio e resteremo fino all’ultimo per proteggere la nostra terra e i nostri concittadini.

Dopo sette mesi di guerra, può fornirci delle cifre rispetto agli sfollati interni e ai profughi della regione di Kharkiv?
Dalle aree rurali e dalle cittadine abbiamo circa 300.000 sfollati interni, che sono stati costretti a lasciare il proprio territorio e a trasferirsi in zone più sicure. Inoltre, ovviamente anche il capoluogo (che prima della guerra contava circa 1.5 milioni di abitanti ed era la seconda città d’Ucraina per popolazione) ha visto tanta gente partire, sia per altri centri all’interno della regione sia verso ovest. Si consideri che nei primi mesi della guerra, secondo stime abbastanza attendibili, a Kharkiv erano rimaste circa 230 mila persone, il che è comunque un numero molto significativo. Poi, con il passare del tempo, in molti sono tornati e da qualche settimana stiamo registrando un forte incremento dei rientri. L’ultima stima si attesta intorno al milione in totale di residenti attualmente distribuiti tra la città e l’hinterland.