Sel, l’unico partito della sinistra presente in parlamento – seppur in modo accessorio -, ha deciso di dar vita a un processo che miri alla riaggregazione di tutte le anime della sinistra che in quest’ultimo decennio sono state relegate nell’angolo della marginalità e dell’ininfluenza politica e sociale. Questo sembra essere l’obiettivo della tre giorni milanese di Human Factor, dal 23 al 25 gennaio.

Se da un lato sono molto apprezzabili le intenzioni, non si può dire lo stesso delle modalità con cui si intende dar vita a questo processo. La causa principale del fallimento della sinistra politica in questi anni è stata di aver perso il contatto con la realtà: dimenticando la propria identità antagonista, con la conseguente quanto inevitabile incapacità di rappresentare tutte le istanze sociali portate avanti dai movimenti; di essersi rinchiusa oltremodo nelle stanze ovattate del potere e di non sapere declinare su più livelli le battaglie portate avanti in parlamento, rendendole, di fatto, fini a se stesse.

Uno dei piani sui quali la sinistra è uscita sconfitta è quello culturale: vent’anni di berlusconismo hanno stravolto il linguaggio e, di conseguenza, i legami sociali tra gli individui, attraverso un processo di molecolarizzazione che ha raggiunto picchi mai toccati, cui la sinistra non ha saputo fare da onda d’urto.

L’egemonia culturale del neoliberismo è indiscutibile, e il nome dato alla convention di Milano – Human Factor- lo dimostra. Se l’unico modo per far resuscitare la sinistra è quello di farle recuperare il proprio carattere conflittuale, bisogna avere la consapevolezza che il conflitto deve essere innanzitutto culturale: questo nome invece evidenzia una subalternità allarmante. Human Factor si prefigge di essere il trait d’union tra le anime della sinistra, allo scopo di dar vita ad una coalizione politica in grado di battere Renzi. Una domanda però è lecita: come si pensa di creare una coalizione politica all’altezza senza coinvolgere direttamente gli attori principali della coalizione sociale che si è venuta strutturando in quest’autunno? Se da un lato è comprensibile coinvolgere la minoranza dem, non ci si dovrebbe rivolgere con la stessa attenzione a chi ha indetto lo sciopero sociale, per esempio?

La convention, è bene ricordarlo, si terrà in pieno centro di Milano – via Turati – e questo non è un dettaglio: la sinistra politica ha dimostrato un’assenza totale dai luoghi in cui il disagio sociale è all’ordine dal giorno, e se da un lato è auspicabile non strumentalizzare certe “zone”, scimmiottando l’estrema destra, dall’altro è necessario riavvicinarvisi.

Sel in passato auspicava ad un campo largo del centrosinistra – progetto ormai tramontato – che prevedeva un’alleanza solo istituzionale di tutte le forze politiche anti-berlusconiane, indeclinabile ad altri livelli e necessariamente verticistica. Il progetto che si prefigura, per rappresentare un punto di rottura con il passato recente, deve essere ben altra cosa: inclusivo e orizzontale.Mi auguro che i concorrenti-partecipanti di Human Factor se ne rendano conto.
*segretario circolo Testaccio Sel, Roma