Compagnia divisa in due, handling con 2.800 dipendenti che rimane all’amministrazione straordinaria e cassa integrazione per 6.828 addetti su 11.132 totali. Mentre in Europa i liberisti sono costretti alla figuraccia di appoggiare la richiesta di soldi pubblici per salvare le compagnie – a partire da Lufthansa e AirFrance – per un ammontare da far impallidire i prestiti ponte tanto contestati ad Alitalia, in Italia il nuovo commissario Giuseppe Leogrande ha comunicato al parlamento – prima che ai sindacati – lo schema di partenza della nuova compagnia, prevista per il primo giugno. Le newco saranno due, operando una prima divisione che sa già di spezzatino: «una prenderà in affitto il ramo Cityliner», i collegamenti regionali, e l’altra il resto dell’attuale Alitalia.
La flotta verrà ridotta ma meno delle più funeste aspettative: dagli attuali 113 aerei si scenderà a 92 – di cui 20 a lungo raggio e 12 regionali – tutti di proprietà, niente più costosi leasing.
«Per noi può essere il punto di partenza per giungere ad una flotta complessiva con numero adeguato al ruolo di compagnia di bandiera – commentano in una nota comune (senza Fit Cils) Filt Cgil, Uilt e Uglt – . Supporteremo esclusivamente un piano industriale che permetta di salvaguardare i relativi livelli occupazionali, col mantenimento del perimetro attuale: attività di volo, manutenzione, handling, con l’ambizione di ritornare a svolgere attività di cargo. Le gravi criticità in essere, innegabili, non autorizzino nessuno ad eludere il confronto», conclude la nota.
La prospettiva per la nuova Alitalia è comunque una nazionalizzazione di fatto che durerà almeno fino al 2022, hanno in cui il direttore generale Giancarlo Zeni prevede il ritorno ad un «risultato operativo positivo» post effetti della pandemia.
«Finalmente lo stato ha l’opportunità di riappropriarsi di uno dei settori strategici – commenta Fabrizio Cuscito, segretario nazionale Filt Cgil – . Un investimento fatto in maniera seria può portare anche benefici sui conti dello stato visto che il settore aereo ha generato negli ultimi anni molta ricchezza, portata però all’estero dalle varie Ryanair e EasyJet».