La vicenda Ilva non conosce momenti di pace. Dopo il riavvicinamento, anche soltanto a parole, tra ArcelorMittal, governo e sindacati sulla vertenza che riguarda oltre 14mila lavoratori in tutta Italia, ieri la tensione è tornata altissima.
E l’epicentro si è spostato a Genova. Dove i lavotori aderenti alla Fiom hanno deciso di occupare lo stabilimento di Cornigliano in segno di protesta nei confronti del governo che non fa rispettare l’accordo di programma del 2005. Che, firmato da governo, enti locali e sindacati, garantisce la tutela del reddito e dell’intera occupazione dei quasi duemila lavoratori genovesi del gruppo siderurgico, mentre il piano industriale della cordata Am Investco prevede per Cornigliano un taglio di 600 dipendenti sugli attuali 1.650.
Oltre all’occupazione i lavoratori sono scesi in corteo per le vie di Cornigliano fino al tardo pomeriggio. Al termine della manifestazione, sono stati tolti i blocchi alla rampa di accesso all’autostrada ed il presidio alla stazione ferroviaria, con i lavoratori che sono rientrati in stabilimento dove hanno passato la notte in attesa di decidere se oggi, quando arriverà a Genova il segretario nazionale della Fiom Cgil Rosario Rappa, dovrà essere effettuata un’altra manifestazione esterna allo stabilimento. La posizione della Fiom è: nessun tavolo separato, convocazione al Mise prima possibile.
L’iniziativa di ieri dimostra «che la Fiom non è isolata. I lavoratori sono gli unici che possono isolare la Fiom, ma con la mobilitazione di oggi dimostrano esattamente il contrario», hanno affermato Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e lo stesso Rappa. La Fiom «ringrazia i lavoratori di Genova che con la loro iniziativa stanno mantenendo alta la mobilitazione per permettere l’avvio del negoziato per la vertenza Ilva. Per la nostra organizzazione è necessario che il ministro Calenda riveda la sua scelta di non convocare al tavolo sull’Accordo di programma tutti i soggetti firmatari. Non è sufficiente aver congelato il procedimento ex articolo 47 per avviare il confronto – concludono Rappa e Re David -. La vertenza per la cessione del Gruppo Ilva non è un fatto tecnico tra governo, azienda e sindacati: è un confronto da cui dipendono occupazione, produzione industriale e risanamento ambientale».
Ma l’iniziativa di ieri ha creato una pericolosa spaccatura tra i sindacati in vista dell’incontro di giovedì 9 a Roma al Mise, dove le parti si ritroveranno per discutere del piano industriale di ArcelorMittal. Per la Fim Cisl l’iniziativa della Fiom è stata «inutile e dannosa, oltre che inaccettabile sul piano della democrazia interna. Perché appena 100 hanno deciso di occupare la fabbrica non curandosi della maggioranza (oltre 1500) che invece la pensa in maniera diversa», afferma Alessandro Vella, segretario generale Fim Liguria. L’accordo di programma resta secondo Vella «centrale» ma la vertenza «si risolve con tutti i lavoratori del gruppo e dentro le complessità che la contraddistinguono», afferma Vella. «Una minoranza di lavoratori si è sostituita alla maggioranza dell’insieme dei dipendenti – scrive Apa – attraverso un atto intollerante, che non rappresenta un bel biglietto da visita nei confronti di Mittal e del Governo, rispetto alla trattativa in corso né un favore ai lavoratori», ha dichiarato invece Antonio Apa, segretario generale della Uilm di Genova.
Posizione simile ha assunto il ministero dello Sviluppo economico, che in una nota ufficiale ha evidenziato «stupore e sconcerto» che la Fiom promuova, «fuori da ogni regola, l’interruzione delle attività e proclami il presidio dello stabilimento Ilva di Genova, mentre il confronto fra le parti si è finalmente concretamente avviato». «Proprio mentre si apre il confronto, reparto per reparto, del piano industriale proposto dall’investitore una simile iniziativa rischia di mettere a repentaglio la trattativa per tutta l’Ilva», sostengono dal Mise. Giovedì infatti le parti si ritroveranno a Roma per trattare sul piano industriale e sugli esuberi, con la promessa di mantenere inalterati i livelli salariali di tutti i lavoratori del gruppo Ilva, da Genova a Taranto, che saranno riassunti da ArcelorMittal.