Se scioperi, ne paghi le conseguenze. Ancor di più a Firenze, dove gli autisti e gli altri lavoratori dell’azienda di trasporto pubblico Ataf stanno ricevendo in questi giorni il conto – assai salato – dei due giorni di protesta di inizio dicembre. Un conto di circa 350mila euro complessivi, sotto forma di ingiunzioni della Prefettura – per somme comprese fra i 500 e i 600 euro – inviate a ogni singolo scioperante. Un caso unico: nelle altre città teatro in quelle settimane di massicce agitazioni (Genova, Pisa e Livorno), anch’esse organizzate decidendo collettivamente di non rispettare le «fasce di garanzia», almeno i fulmini del prefetto non sono arrivati.

«Siamo nella città del segretario del Pd – tira le somme Alessandro Nannini, portavoce della Rsu Ataf e storico esponente dei Cobas – il sindaco Renzi che ha fortemente voluto privatizzare Ataf. Ad acquistarla, per giunta, è arrivata anche BusItalia, cioè il gruppo Fs di Mauro Moretti. Da quella coppia, francamente, non c’era da aspettarsi altro che quello che ci sta piovendo addosso». Fra multe e spese di notifica per mancata ottemperanza della precettazione prefettizia, trattenute in buste paga per ogni giornata di protesta (60-70 euro), e giornate di sospensione (ben 4) per aver disobbedito alla regola frena-scioperi delle «fasce di garanzia», il prezzo della riuscita agitazione fiorentina arriva anche a più di mille euro per ogni lavoratore.

Gli avvocati sono già al lavoro: dalla Filt Cgil ai Cobas, dalla Faisa Cisal alla Uiltrasporti, tutte le organizzazioni sindacali presenti in azienda hanno aperto una sorta di «sportello legale», per assistere i lavoratori che hanno ricevuto le ingiunzioni prefettizie. Si va ancora alle carte bollate, così come è avvenuto nel caso che ha fatto da detonatore allo sciopero di inizio dicembre. In discussione c’era la disdetta unilaterale del contratto integrativo e in parallelo il piano di «spacchettamento» di Ataf, cioè il passaggio dei lavoratori nelle tre aziende che hanno acquistato dal comune di Firenze e dai comuni limitrofi la spa del trasporto pubblico (con BusItalia di Ferrovie ci sono anche Cap e Autolineeguida). Con la previsione di circa 80 esuberi, e una divisione nella gestione delle linee fra quelle più remunerative, quelle periferiche e quelle a minor valore aggiunto.

Un progetto non solo contestato ma anche illegale, avvertirono subito gli avvocati dei Cobas e della Filt. Talmente illegale che l’azienda ha fatto marcia indietro, così come ha rinunciato agli 80 esuberi. Sono i due effetti diretti di un’agitazione che in quei giorni paralizzò la città. Con la solidarietà di molti fiorentini che, nonostante i disagi, fecero capire di comprendere le ragioni dei lavoratori. Anche se il fondo di solidarietà organizzato per far fronte alla raffica di multe prefettizie vede al momento in cassa poco più di 10mila euro, buona parte dei quali grazie all’aiuto del centro sociale Next Emerson.

Anche sul fronte del contratto integrativo Ataf ha revocato la disdetta e accettato di aprire un tavolo di trattativa: «Per domani è stato fissato un nuovo incontro – anticipa Nannini – per l’occasione saremo in presidio a partire dalle 10 davanti alla sede centrale di viale dei Mille. Organizzando anche una spaghettata all’ora di pranzo, perché sicuramente andremo per le lunghe». Un pronostico facile, visto che per rinunciare alla disdetta dell’integrativo, prima dello sciopero, l’azienda aveva chiesto in cambio un abbassamento dello stipendio, un aumento delle ore di lavoro e una diminuzione dei giorni di riposo.