Un massiccio schieramento di polizia, agenti della Sicurezza nazionale in borghese e militanti del Partito comunista hanno presidiato lunedì le strade della capitale e di altre città di Cuba e impedito lo svolgimento della «Marcia civica per il cambiamento» indetta dalla piattaforma di opposizione, Arcipelago, per rivendicare «libertà di espressione e organizzazione politica e libertà per i prigionieri politici».

Opposta la versione espressa dal ministro degli Esteri Bruno Rodríguez, secondo il quale «è fallita la nuova operazione voluta dagli Stati uniti» per destabilizzare il governo socialista dell’isola. La marcia infatti era stata dichiarata illegale dal governo cubano.

ENTRAMBE LE INTERPRETAZIONI hanno un fondamento. È vero infatti che polizia e militanti del Pcc hanno assediato le case di alcuni oppositori come è accaduto all’Avana per il drammaturgo Yunior García a cui è stato impedito di marciare en solitario domenica e a Santa Clara e a Holguin con le abitazioni di Saily Gonzáz e del dottor Reinier Avalo, entrambi promotori della Marcia per il cambio nelle loro città. Altri esponenti dell’opposizione, come la “Dama de blanco” Berta Soler e il marito Angel Moya, lo storico e leader politico Manuel Cuesta Morua e vari militanti e giornalisti indipendenti sono stati fermati o hanno ricevuto minacce dirette di misure repressive in caso di partecipazione alla protesta.

 

Sostenitori del governo calano bandiere cubane sulle finestre della casa in cui abita uno dei principali esponenti dell’opposizione, il drammaturgo Yunior García (Ap)

 

Ma è anche vero che la convocazione a manifestare non ha avuto sostanzialmente esito. Le strade del centro e della periferia della capitale hanno mantenuto per tutta la giornata di lunedì un aspetto di relativa normalità. Stessa situazione nelle altre città dell’isola.

Pochi sono stati i cittadini che, seguendo le indicazioni di Arcipelago, sono usciti vestiti di bianco in segno di protesta o hanno appeso alle finestre drappi o lenzuola bianche. La riapertura delle scuole elementari – circa 700mila alunni- è avvenuta con regolarità, anche se una parte dei genitori hanno preferito tenere a casa i propri figli nel timore di episodi di violenza. E anche l’inizio di una nuova stagione del turismo con la ripresa di voli regolari (circa 400 a settimana) è stata salutata con ottimismo.

SE LO SCOPO DEI PROMOTORI di Arcipelago era quello di riaccendere le proteste popolari verificatesi nelle manifestazioni dell’11 luglio scorso e di dare una spallata contro il «governo dittatoriale», in piena sintonia con la politica dell’Amministrazione Biden, è vero che, come afferma il ministro Rodríguez, «hanno fallito». Secondo l’analista Arturo López-Levy, professore della Holy names University, perché si sono allineati con l’opposizione anticastrista che, «come i Borboni in Francia, non dimentica e non apprende nulla».

Nella convocazione alla marcia per i diritti civili, infatti, non compariva la difesa del diritto dei cubani alla sovranità e la presa di distanza senza equivoci dalla politica di ingerenza dell’Amministrazione Biden, che, nei confronti di Cuba, continua la linea dura del suo predecessore. «Chi appoggia o mantiene un atteggiamento ambiguo nei confronti dell’embargo non è un attivista dei diritti umani».

LA GRANDE MAGGIORANZA della popolazione, secondo López-Levy si distribuisce fra i due estremi. Ovvero, tra il governo e la sua amplia gamma di militanti e sostenitori (più di un milione tra iscritti al Pcc, all’Unione dei giovani comunisti e a varie organizzazioni di base collegate) e l’opposizione attiva, estremamente minoritaria. Si tratta di una società civile che «non è in conflitto con il governo», pur manifestando sintomi crescenti di malessere e insofferenza nei confronti delle grandi difficoltà materiali e della grave crisi economica.

Vi è però, specie nelle giovani generazioni che sempre meno sono vincolate ai valori fondatori della Rivoluzione, un’aspirazione all’allargamento dei diritti civili e al pluralismo politico.

DALLA PIATTAFORMA ARCIPELAGO i leader dell’opposizione hanno lanciato un appello a «continuare a manifestare». Il partito-governo rinnova gli appelli alla mobilitazione contro ogni dissenso, visto come prodotto della politica imperialista Usa .

In questo quadro di grande polarizzazione interna e di continuismo dell’Amministrazione Biden della politica di ingerenza per cambiare il governo socialista cubano è difficile vedere una possibile via di dialogo e di soluzione politica. Ma non è con una politica di repressione, né con «atti di ripudio» che vedono parte della popolazione scagliarsi contro altri cittadini che la vedono in modo differente, che possono avanzare le riforme del sistema socialista cubano.