«È più difficile produrre un vaccino o la carne di porco?». La domanda che formula un noto economista fotografa uno dei paradossi di Cuba. L’isola conclude l’anno con un bilancio molto positivo nel contenimento della pandemia: nelle ultime settimane la curva del contagio è appiattita, attorno alle 100 unità al giorno e con poche decine di vittime. Un risultato frutto del successo della campagna vaccinale: l’85% dei cubani ha ricevuto uno schema completo (tre dosi) di uno dei due sieri nazionali, Abdala e Soberana. E più di 800 mila cittadini, compreso chi scrive, hanno avuto una dose di rinforzo.

UN SUCCESSO RICONOSCIUTO negli Usa dal Journal of Public Health. Cuba, scrive, ha saputo fornire contro la pandemia «una risposta più coordinata ed efficace di quella degli Stati uniti». Questa situazione ha permesso, tra l’altro, il ritorno a scuola degli studenti e l’apertura dell’isola al turismo. Negli stessi giorni di fine di anno la carne di porco, essenziale per il menù cubano delle festività, è difficilmente reperibile. E nel mercato nero ha raggiunto prezzi stellari, attorno ai 200 pesos la libra (8 dollari per 454 grammi) quando il salario medio è di circa 4900 pesos. Una situazione simile caratterizza altri prodotti di prima necessità e obbliga il cubano de a pie, il cittadino comune, a lunghe ed estenuanti code quotidiane. O a ricorrere ai negozi dove si paga in Moneda libremente convertible (Mlc), ovvero in dollari.

IN SOSTANZA È INIZIATA in Cuba una fase di iperinflazione (nel “mercato parallelo” a quello statale è valutata dal governo attorno al 6.900%) che ha segnato la crisi del programma di riforma economico-valutaria, la Tarea Ordenamiento, messa in atto all’inizio dell’anno per ridare centralità alla moneda nacional, il peso, nell’economia e nella vita dei cittadini.

AL CONTRARIO DELLE INTENZIONI del governo, la riforma introdotta in piena pandemia, con l’amministrazione di Joe Biden che ha mantenuto, e anzi rinforzato, le misure di strangolamento dell’economia cubana adottate dall’ex presidente Trump, e senza prima aver riorganizzato le strutture produttive per aumentarne la produzione, ha comportato un’ulteriore erosione della capacità di acquisto del salario cubano. Una delle principali, forse la maggiore, causa dell’inflazione è infatti la grave carenza di prodotti e servizi di prima necessità.
Questa forte tensione economica si è trasferita velocemente nella società cubana in stress già da anni a causa soprattutto del criminale bloqueo, blocco economico, finanziario commerciale, imposto unilateralmente da più di 60 anni dagli Usa.

Washington (non importa quale amministrazione fosse in carica) ha creduto in varie occasioni che le sue misure avrebbero finito per pagare. Provocando a Cuba fame, scontento, ribellione e la fine del governo socialista. Speranze sempre deluse dalla capacità di resistenza del popolo cubano. In estate però i pesanti effetti della crescente inflazione hanno indotto alcuni dei più noti parlamentari anticastristi degli Usa a ritenere che fosse la volta buona. Hanno “sentito odore di sangue” e aumentato la pressione con una vera e propria campagna di odio nei confronti del vertice politico socialista dell’isola.

L’ONDATA DI PROTESTE estese a tutta Cuba l’11 luglio scorso come manifestazione del malcontento di una popolazione provata dalla crisi , la repressione messa in atto dal governo con centinaia di arresti (anche minori) e le accuse ai manifestanti «di essere al servizio degli Usa», hanno indotto lo stesso Biden a mantenere lo strangolamento di Cuba pensando di contabilizzarlo in termini di voti in Florida nelle prossime elezioni di mid-term.

La palese e continua aggressività degli Usa e dei media in rete a libro paga di vari organismi del dipartimento di Stato hanno indotto il Partito comunista e il governo cubano – rappresentati dal presidente e primo segretario Díaz-Canel – a una prima, dura, reazione repressiva. Espressa anche contro il gruppo di opposizione della piattaforma Arcipelago che aveva indetto il 20 novembre una protesta per la liberazione degli arrestati e per la difesa dei diritti umani nell’isola. Per centinaia di arrestati dell’11 luglio sono state proposte pene pesantissime, fino a 20 anni per sedizione, violazione dell’ordine pubblico, disobbedienza.

IN AUTUNNO PERÒ È INIZIATA anche una politica di rettifica non solo della Tarea Ordenamiento, ma anche del sistema verticale e burocratico sia di produzione (con una maggiore autonomia alle imprese e un maggior spazio ai privati, sia in forma di piccole e medie industrie che di cooperative) che di rapporto con la popolazione e la società civile. I dirigenti del governo e del partito-Stato si sono impegnati in visite e programmi di intervento economico-sociale nelle zone più sfavorite. È stato deciso di delegare ai comuni, ovvero alla struttura di governo più vicina alla popolazione, una serie di poteri prima centralizzati. Sono stati varati progetti di legge, come il nuovo Codice di famiglia che recepisce istanze di base, come una maggiore difesa delle donne e anche il matrimonio egualitario.

LA FINE DELL’ANNO vede dunque Cuba stretta nel paradosso economico-produttivo accennato all’inizio. Ma anche divisa tra una politica repressiva dell’opposizione – con condanne molto pesanti in processi non proprio garantisti- e la continuazione e approfondimento di un dialogo con la società civile.

L’anno che inizia potrà essere decisivo per il futuro del socialismo cubano.

Errata Corrige

Nel 2021 è stato più facile produrre vaccini che domare l'”iperinflazione” e le proteste. Spinte dalla linea dura di Biden, che infierisce sull’economia dell’isola allo stremo. E represse con durezza. L’anno che viene sarà decisivo per il socialismo cubano