I porti italiani sono quelli preferiti dalle navi da crociera. Con i 10,4 milioni di passeggeri raggiunti nel 2017 e un tasso di crescita medio del 8% tra il 2015 e 2017, il nostro paese è al primo posto in Europa per questo tipo di traffico navale. Il porto di Civitavecchia assieme a Venezia, Napoli, Savona, Genova, Livorno e Bari è uno dei principali: riceve più di 500 crociere all’anno, gestisce una mezza dozzina di traghetti che trasportano persone, macchine e merci in Sardegna, Sicilia e altre destinazioni del Mediterraneo.

Svariati studi epidemiologici condotti dal 1985 in poi hanno evidenziato una mortalità e un rischio di cancro al fegato, mesotelioma e malattie respiratorie superiore alla media per gli abitanti di Civitavecchia e dintorni. Non è difficile mettere in relazione quella che è una vera e propria emergenza sanitaria con l’affollamento industriale che il territorio di Civitavecchia ha subito negli anni: una centrale a carbone ed una ad olio combustibile, il cementificio, oltre al Centro per lo smaltimento di armi chimiche, e poi il traffico, le costruzioni in eternit e naturalmente il porto. Che un porto dove transitano 3 milioni di persone all’anno comprometta pesantemente la qualità dell’aria e la salute delle persone va da sé. A trovare la correlazione scientifica fra l’incidenza dei tumori e il traffico navale ci ha pensato uno studio congiunto del Dipartimento di Epidemiologia del Sistema Sanitario Regionale, l’ARPA del Lazio e la ASL Roma1. La dottoressa Carla Ancona è fra i ricercatori che hanno condotto la ricerca, che al momento risulta essere l’unico in Italia di questo tipo.

Come è stata condotta la ricerca?

Lo studio, svolto nel periodo 2012-13, ha applicato un modello in cui lo stato di salute (basato su mortalità e ricorso alle cure ospedaliere) dei residenti esposti alle concentrazioni degli inquinanti emessi dagli impianti presenti nel comprensorio di Civitavecchia è stato confrontato con quelli non esposti a queste emissioni. Per distinguere fra gli esposti e non esposti abbiamo tenuto conto delle diverse concentrazioni al suolo degli inquinanti emessi dagli impianti. In un altro studio sono invece state misurate le concentrazioni, nelle urine e nel sangue, di alcuni metalli tipici delle attività industriali presenti nel territorio (per il porto Arsenico, Cadmio, Cromo, Rodio) e informazioni relative a dieta, abitudini di vita, storia lavorativa, storia clinica e uso di farmaci. Infine, è stato valutato lo stato di salute dei residenti in prossimità (500metri) dal perimetro portuale.

Quali sono stati i risultati?

Una cosa importante è stato che abbiamo sviluppato la mappa delle concentrazioni al suolo del particolato (PM10) emesso dal traffico navale: questo ha consentito di individuare quali aree del territorio sono più colpite dalle emissioni del traffico navale. Dopodiché abbiamo trovato segnali di associazioni forti tra concentrazioni di PM10 da traffico navale e livelli di concentrazione urinaria di Arsenico e Rodio. Infine, le persone residenti a 500 metri dal porto hanno mostrato maggiore rischio di mortalità per tumore al polmone (+31%) e malattie neurologiche (+51%) rispetto a quelle residenti in altre zone.

In che modo è stato possibile correlare la i livelli di alcune sostanze nel sangue o nelle urine alle navi?

Il tipo di modello usato consente di «spegnere» tutte le altre fonti per concentrarsi su quella di interesse. Abbiamo utilizzato le informazioni contenute nel database fornito dall’Autorità Portuale di Civitavecchia che dal 15 marzo 2012 al 31 dicembre 2012 ha registrato per ogni banchina del porto le ore di permanenza delle navi. Le emissioni in atmosfera derivanti dal traffico navale combinate con la meteorologia e l’orografia, hanno consentito di stimare le concentrazioni al suolo del PM10 scelto come tracciante dell’inquinamento prodotto dalle navi. La simulazione ha considerato per ciascun attracco la manovra di ingresso, lo stazionamento, e la manovra di uscita della nave. Per ciascuna nave in banchina abbiamo tenuto conto di parametri quali quota della sorgente, diametro del camino, temperatura dei fumi, velocità di uscita dei fumi; quindi ciascuna fase delle navi nel porto è stata poi caratterizzata in termini di emissioni in kg per tonnellate di combustibile utilizzato.

Sono disponibili ricerche più recenti e che riguardano altri portI?

No, purtroppo non mi risultano progetti che prevedessero sia la valutazione dell’esposizione a inquinanti da traffico navale a livello dell’indirizzo di residenza sia la valutazione dello stato di salute degli esposti .