Stavolta Salvini ha ragione da vendere: in Italia abbiamo cantanti e cantantesse coi nomi italianissimi di posti bellissimi da Peppino di Capri a Nicola di Bari, per non parlare di Sabrina Salerno che è una città bonissima. Chi meglio di loro per cantare l’Inno Nazionale alla prima finale di Coppa Italia post pandemia? E invece chi ti vanno a chiamare? un ciccione americano che il bell’idioma a stento lo comprende… per non parlare del testo che stava cantando, tanto che tra un «elmo di Scipio» e uno «stringiamoci a coorte», quello s’è bloccato perché non ci capiva più una mazza. Quando poi è arrivato a «siam pronti alla morte», visto che tutti portavano la mascherina tranne lui, s’è pure dato una grattatina ai coglioni. Vero è del testo che di Mameli, a parte l’incipit «fratelli d’Italia», manco noi ci abbiamo mai capito una mazza… ma che vuol dire? pure De Gregori nessuno ci ha mai capito una mazza eppure ha venduto milioni di dischi. Così come alle prossime elezioni Fratelli d’Italia prenderà milioni di voti, perché se a Mameli quando scriveva gli andava levato il vino, in compenso la Meloni parla come mangia. E dallo e dallo si sta mangiando pure Salvini. Ma con l’election-day dietro l’angolo a questo indebito vantaggio va messa fine, dotando anche gli altri partiti politici di inni nazionali che portano il loro nome. Ecco quindi il mio contributo alla par condicio, inni nazionali da cantare sulle stesse note di quello di Mameli. A cominciare da quello scritto per i partiti al governo:
Pd e cinque stelle/ unione un po’ mesta/ che per Di Battista/ in piedi non resta/se Conte deraglia/ sto fuoco di paglia/ acceso da grillo/ da sol si stuto’./Dei soldi d’Europa/ puntiamo alle scorte e a villa Pamphili/ andiam con le scorte,/ chiudiamo le porte/ stringiamoci a Conte/ stringiamoci a Conte/ma Grillo è il padron.

Torniamo al poveroSalvini:
legà per Salvini/ addio al centrodestra/Matteo coi sondaggi/ si monta la testa/e pieno di boria/ vuol pieno potere/ però nel sedere/ un calcio pigliò. Così all’uom forte/ gli chiuser le porte/e ora ha per sorte/ la opposizion/ voleva fa il duce/ ma è solo truce/pian pian si riduce/e Bossi brindò!

E ce n’e pure per il Cavaliere…
forzisti italiani/ ad Arcore è festa/e Berlu di gomma/ si spalma la testa/a morte la noia/ facciamo baldoria/con figlie di troia/ che papi creò.
alle gatte morte/ facciamo la corte/sulle gonne corte / il berlu sbavo’,/ si tien con la colla/ e ancora non molla /dudu’ e la Pascale/ perfino mollò.
ok, levatemi il vino.