A cosa serve la pronuncia del Senato della Repubblica in materia di glifosato? Non è molto chiara se si pensa che gli stessi senatori hanno votato due mozioni nettamente contraddittorie.

Ma perché stiamo creando questa confusione sul glifosate? A vantaggio di chi? A danno di chi? Le poche certezze che abbiamo conservato sono sufficienti a farci rimanere dell’idea che un mondo senza glifosate sarebbe un mondo migliore. Forse più impegnativo dal punto di vista agronomico, di certo più in equilibrio con la conservazione delle risorse naturali. Lo avevamo già scritto qui in precedenza, non abbiamo voglia di discutere di residui ammissibili nel cibo che consumiamo e questo vale per i pesticidi come per gli erbicidi. Non comprendiamo, infatti, per quale ragione il consumatore debba accettare che nel suo cibo quotidiano debba esserci, ancorché in tracce, il residuo di un principio attivo studiato per combattere quell’insetto, quel fungo o la crescita di quell’erba spontanea. I contadini di piccola scala, quelli che costruiscono la grande rete dell’agricoltura familiare e che rappresentano la spina dorsale della produzione agricola europea, sanno bene che qualsiasi prodotto chimico di sintesi in agricoltura rappresenta un corpo estraneo che dietro a un immediato sollievo rispetto a un problema nasconde effetti secondari diversificati. E sono quelli che temiamo.

Li temiamo per la salute dei consumatori, li temiamo per la salvaguardia dell’ecosistema, con particolare riguardo al suolo e alla sua fertilità, all’acqua, agli insetti utili in natura e al loro diversificato ruolo.

Non ci piace racchiudere tutta la mobilitazione internazionale contro questo principio attivo solo a una questione relativa alla salute del consumatore, sebbene importantissima. Pensiamo, ad esempio, a Dewayne Johnson che negli USA ha aperto la via delle molteplici condanne accumulate da Monsanto per le relazioni tra l’applicazione del principio attivo e la manifestazione del linfoma non–Hodgkind.

Abbiamo però la necessità di ricordare che quando parliamo di salute ci riferiamo al pianeta che senza glifosate respirerebbe meglio. Perché la persistenza del principio attivo nel suolo è ormai scientificamente provata e allo stesso modo è provata la minore capacità di resilienza dei suoli trattati con erbicidi. Così è per la frequenza con cui le tracce di principio attivo si trovano nell’acqua di falda.

Eppure la Senatrice Cattaneo ha portato in Senato una mozione che è stata approvata, sebbene per mero errore di voto, in cui si è inteso impegnare il Governo ad approfondire gli aspetti legati alla salute dei consumatori con libero uso di glifosate. Forse oggi, se si avesse consapevolezza della crisi climatica a cui il modello industriale di agricoltura continua a contribuire, si potrebbe pensare di impegnare il Governo verso strade diverse, verso una vera transizione ecologica a beneficio dei contadini, dei consumatori, del suolo, delle acque, degli insetti; un paradigma diverso che diventerebbe sostanza vera se il Green Deal della Commissione Europea mettesse solide fondamenta della nuova Politica Agricola Comune rafforzando la capacità dell’Europa di saper intraprendere davvero la strada dell’agroecologia.